Il piccolo chiostro. Giancarlo un caro amico

Secondo appuntamento con con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni riprese dalle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata La riflessione a cui vi lasciamo è quella dedicata da Don Carlo all’amico Giancarlo Scarabelli, professore ben noto anche sull’Amiata che ha pubblicato ben oltre 200 tra articoli e testi scientifici, partecipando a numerose e rilevanti ricerche internazionali. Scalabrelli, divenuto professore associato nel 1987, dal 2002 è stato ordinario di Viticoltura nel  Dipartimento Coltivazione e Difesa Specie Legnose dell’Università di Pisa. Tra le sue numerose passioni: la scrittura. Nel 2008 ha pubblicato il romanzo futurista “Viaggio nella Toscana del 2050”, Edimond Editore; nel 2014 la silloge “Come nasce una poesia”, Aletti editore e infine nel 2016 il romanzo “Corri Carlo corri”, Giovane Holden editore. Vi lasciamo alla riflessione di Carlo Prezzolini, senza aggiunta di altre parole, neanche quelle che anche chi scrive conserva dopo un recente incontro proprio con Scarabelli, durante un convegno tenutosi lo scorso Luglio, ad Abbadia S. Salvatore.


Giancarlo un caro amico

Giancarlo Scalabrelli è nato ad Orbetello nel 1949 da una famiglia di piccoli agricoltori. Da sempre appassionato della sua terra, dei suoi prodotti, studia alla facoltà di agraria di Pisa e nel 2002 diventa professore di Viticoltura in questa facoltà. Numerose sono le sue pubblicazioni scientifiche e le sue ricerche, dedicate in particolare ai vitigni della Maremma, dell’Amiata e della Toscana. Altre grandi passioni di Giancarlo sono la corsa podistica, il canto e la scrittura. Ha pubblicato due romanzi: “Viaggio nella Toscana del 2050” esce nel 2008 e propone la drammatica realtà della nostra regione dopo l’esaurimento delle fonti energetiche derivanti dal petrolio, che porta ad una nuova impostazione della vita della società e delle persone e, nel dramma, diventa una feconda occasione di ripensare il modo di vivere; nel 2016 pubblica “Corri Carlo, corri”, dedicato alla sua passione per la corsa. In questo romanzo compaiono le riflessioni imposte allo Scalabrelli dall’inizio della Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, che lo ha colpito da qualche anno e lo ha immobilizzato. Per l’aggravarsi della malattia, Giancarlo e la sua famiglia, composta dalla moglie Maria e dalla figlia Sara, con gravi problemi di comunicazione, si sono trasferiti ad Abbadia San Salvatore, paese natale della moglie. Negli ultimi mesi sono stati dedicati a Giancarlo tre iniziative: a maggio alla sua facoltà c’è stato un incontro dedicato alla sua attività di ricerca sulla viticoltura; a fine settembre a Rispescia è stato ricordato il suo impegno per l’ambiente e per la viticoltura; il 29 dicembre ad Abbadia, presso il ristorante di Fonte Magria, gli amici si sono incontrati con lui per parlare delle sue poesie e per ascoltarle: “Come nasce una poesia” è stato il titolo dell’incontro. In tutte e tre le occasioni Giancarlo è stato presente e, tramite computer, è intervenuto. Negli ultimi due incontri sono intervenuto anche io per parlare della nostra amicizia e dell’impegno di Giancarlo Giancarlo_Scalabrelli_03nella lotta contro la Sla. Prima di conoscerlo avevo l’esperienza di due cammini con persone malate di questa tremenda malattia, dolorosi ma molto fecondi per me. Con Roberto, mio amico e coetaneo, ho avuto le mia prima esperienza: per anni sono stato a trovarlo tutte le settimane e l’ho sostenuto nella sua decisa lotta contro la Sla, fatta attraverso la forza della poesia e gli incontri, pubblici o con tanti amici, che con la sua famiglia lo hanno sostenuto fino alla sua scomparsa, avvenuta  quasi sei anni fa. L’altra esperienza è stata con mia sorella Rita, che ha rifiutato la malattia ed è morta dopo poco tempo la diagnosi, agli inizi dell’agosto del 2016. Questo atteggiamento di rifiuto è stato per me molto doloroso: avrei voluto che lottasse anche lei, poi, negli ultimi giorni, ho accolto la sua scelta, con una vera e propria conversione umana e spirituale. Un mese dopo la morte di Rita, ho chiesto, tramite un amico comune, se potevo andare a trovare Giancarlo ed ho iniziato  con lui un nuovo cammino di profonda condivisione, molto impegnativo ma anche molto arricchente. Durante uno dei nostri primi incontri, Giancarlo mi ha chiesto come mai andavo a trovarlo ed io ho risposto: “Per diventare amici, per starci vicini e sostenerci, per camminare insieme”. Camminare non in senso fisico, perché Giancarlo non muove più nessun muscolo se non quelli degli occhi, ma come crescita umana. Dopo una grave crisi respiratoria, Giancarlo mi ha chiamato ed abbiamo iniziato a riflettere sulla vita, sull’anima, sulla morte ed a pregare insieme. I romanzi che prima ricordavo, le sue poesie che mi fa leggere nel computer, mi hanno fatto comprendere che Giancarlo utilizza la scrittura come mezzo per esprimere le sue gioie e i suoi dolori, come strumento per lottare contro la malattia e per la vita. Gli incontri non sono semplici: comunichiamo attraverso i suoi sguardi e con la sua faticosa scrittura, ma sono sempre molto fecondi, per me e, sono convinto,  anche per lui. Come sono fecondi gli incontri con altri due amici, con la stessa malattia: Carlo, che mi dona dei grandi sorrisi e riesce a comunicare indicando con un dito le lettere in una piccola lavagna, e Mariella, che parla anche se son un po’ di difficoltà.

Carlo Prezzolini]]>

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