Il piccolo chiostro. Ma quanto si scrive oggi!

Appuntamento con con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni riprese dalle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata Di Don Carlo Prezzolini (25 Novembre 2018) Riprendo il tema della “cultura” affrontato nei penultimi appunti, in particolare dello scrivere. Le statistiche, e la nostra esperienza quotidiana, ci dicono che leggiamo sempre di meno. Anche gli ebook, i libri  informatici che dovevano soppiantare quelli a stampa, non hanno avuto molto successo e non hanno messo nemmeno in soffitta i vecchi classici libri di carta, da sfogliare con le mani. Non solo, ma le comunicazioni attraverso le nuove tecniche  si sono ridotte a poche righe e i pareri/giudizi a “mi piace” o “non mi piace”. Tante persone non possiedono libri e non sono più abituati a leggere. Mi rimane impresso un amico quarantenne, quindi non proprio dei millennials, a cui ogni tanto chiedo se ha letto i miei “appunti”, che mando a tante persone via mail, che candidamente mi risponde: “Non li leggo, i tuoi appunti, perché sono troppo lunghi! Falli più corti, se vuoi che qualcuno li legga!”. E pensare che sono appena una paginetta… Si legge sempre meno, ma mi sa che si scrive e si pubblica sempre di più, con i libri a stampa naturalmente. In questo 2018, ancora non terminato, nel mio paese di nascita, Abbadia San Salvatore, che ha circa 7.000 abitanti,  sono stati pubblicati almeno sei libri e chissà se me ne è sfuggito qualcuno. Dario ha proposto la storia del nonno capo partigiano; Marco ha scritto un romanzo che ha come sfondo le tradizioni popolari collegate al Natale nella Montagna; Federica ha fatto conoscere la storia della sua lotta con la distrofia muscolare; Danilo, pur non essendo uno storico, ha preteso di raccontare la “vera” storia dell’abbazia di San Salvatore; Foresto ha scritto la sua di storia. E siamo a cinque: poi abbiamo un famoso giornalista, Roberto Alborghetti, che da anni frequenta l’Amiata come coordinatore dell’iniziativa sui giornali scolastici, promossa da una associazione locale, ha pubblicato un libro sul negozio di Marcellina, negozio di prodotti tipici, il più tipico e particolare di un’ampia zona. Molti di questi libri li ho appena visti, me ne hanno parlato gli amici. Federica mi ha chiamato a presentarlo in due occasioni e mi ha profondamente emozionato. Poi, le poche decine dei miei lettori sanno che ho curato il libro di don Zelio di Piancastagnaio “Ed è già Resurrezione”. Aggiungo che Paolo, nato ad Arcidosso, sta terminando un libro che è un viaggio nella sua storia collegata a quella del suo  paese, con interessanti collegamenti con la storia medioevale del castello, raccontata con gli eventi e anche con la vita, romanzata, di normali famiglie del tempo. Anche questo libro l’ho approfondito perché l’autore mi ha chiesto, per amicizia, di scrivere l’introduzione. Non so se questo boom di libri stia avvenendo anche in altre parti del nostro territorio, penso di si anche se non a questo livello, forse. Mi viene spontaneo chiedermi nuovamente perché le persone “normali” sentono questo forte bisogno di scrivere e pubblicare i loro lavori, investendoci anche qualche migliaio di euro. Spontaneamente mi viene da rispondere citando il famoso detto latino: “Verba volant, scripta manent”, cioè mentre le parole si perdono nel vento gli scritti restano nel tempo. La frenesia della vita quotidiana, l’appiattimento consumistico che stiamo vivendo, anche se i  social network ci vorrebbero far credere il contrario, non hanno cancellato la necessità di coltivare, riflettere sulla nostra memoria, sulla nostra storia, con la speranza, profondamente umana, di lasciare ricordi duraturi. Ma non solo, penso che lo scrivere sia un grande mezzo di espressione della propria interiorità, che aiuta ad affrontare i propri problemi e limiti, a far conoscere le proprie speranze, i propri sogni magari,  sperando che si realizzino. Personalmente ho scritto tanto, sull’arte e sull’architettura storica e sul territorio, e ho riconosciuto, negli ultimi anni, che dietro ci sono anche per me questi bisogni, uniti all’operare per far conoscere, difendere e valorizzare la bellezza che ci circonda. Carlo Prezzolini (Toscana oggi, Confronto 25 Novembre 2018)]]>

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