Il piccolo chiostro. Quelle bottiglie senza più messaggi

Alcuni pensieri sul problema dell’inquinamento dovuto agli oggetti di plastica Appuntamento con con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni presenti anche sulle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata.


Quando ero bambino, negli anni ’50, sentivo e leggevo tante storie di naufragi con alcuni superstiti che riuscivano a raggiungere piccole isole sconosciute, a volte solo scogli nell’immensità dei mari, e che per sperare di essere soccorsi lanciavano nell’acqua delle bottiglie di vetro con dentro appelli di aiuto. Oppure, più poetico, di innamorati che affidavano alle onde marine canti del loro amore, sempre dentro a bottiglie. Questi ricordi mi vengono alla memoria quando cammino sul mare e trovo tante bottiglie, di vetro e di plastica, per l’acqua, per la birra o per il vino…, ma dentro non c’è nessuna messaggio, né di richiesta d’aiuto né d’amore. Ho fatto la scelta di trascorrere alcuni giorni al mese in silenzio e in piena solitudine recandomi in un paese sulla costa della Maremma, che è, escluso luglio e agosto, con pochissima gente e fo lunghe passeggiate con il mio piccolo cane Tato, attratto dall’immensità del mare, dai suoi colori, spesso emozionanti al tramonto, dal rumore delle onde, pregando con la “preghiera del cuore”. Purtroppo la spiaggia è piena di rifiuti di ogni tipo: plastica, vetro, cartoni…, che spesso nascondono anche le conchiglie. Spesso raccolgo questi rifiuti, dividendoli per la raccolta differenziata, ma il mese dopo, magari, ce ne sono ancora. E’ triste che a volte anche i pescatori dilettanti lascino resti di spuntini o della loro attività sulla spiaggia: mi riesce tanto difficile da comprendere perché penso dovrebbero essere persone che amano il mare, dove passano tante ore, e lo dovrebbero difendere dall’inquinamento. Ho raccolto decine e decine di piccoli stampi di plastica da riempiere con la sabbia, un gioco per bambini che va sempre di moda: belle le forme e i colori brillanti. Li ho lavati e donati ad un piccolo bambino che ci gioca molto volentieri. Nel mese di marzo tutta la costa maremmana è stata invasa da migliaia di dischetti bianchi con piccoli fiori, sembra filtri di condizionatori persi da una nave. Che ci si può fare, oltre che buttarli nei cassonetti per la raccolta della plastica? Erano così bellini che mi hanno stimolato l’idea che potevano essere usati, con un po’ di colore o di brillantini, come decorazione degli alberi di Natale. Allora li ho raccolti centinaia e li ho portati a Rossana, che abita a fianco del “piccolo chiostro” e che con il suoi tre bambini è specializzata in decorazioni per le feste religiose ma anche per i compleanni. E Rossana li ha accolti con tanto piacere. Il problema dell’inquinamento dovuto agli oggetti di plastica, che restano integri per decenni, sta diventando esplosivo: negli oceani, ma anche nel nostro piccolo Mediterraneo, si stanno creando nuovi continenti, nuove isole di questo materiale moderno, utile e leggero ma anche ingombrante ed inquinante. In attesa di nuove ricerche che aumentino i tipi di plastica biodegradabili, se teniamo alla Terra, casa comune dell’umanità e di tutte le creature, come ci ricorda accoratamente papa Francesco, non ci rimane che risparmiare, riciclare, riutilizzare buste ed oggetti e poi infine buttarli nei cassonetti appositi della raccolta differenziata. Quanto è triste vedere che ancora questa sapiente e sana pratica è fatta non da tutti, come dovrebbe essere per dovere civile. Carlo Prezzolini]]>

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