Si inaugurerà Sabato 25 alle 18, presso la suggestiva Rocca, la mostra “L’equilibrio del Guerriero”, l’incontro tra arte e scienza, nella fortezza di Radicofani. Protagonisti gli artisti Gian Ruggero Manzoni e Cecilia Rigacci, il Prof. Sergio Valentini e l’Istituto Galileo Galilei di Siena. La mostra rimarrà aperta fino al 28 Agosto 2016 Il viaggio alla scoperta del guerriero…. Non poteva che essere una fortezza, proprio quella di Radicofani, la casa della mostra d’arte “L’equilibrio del Guerriero”, che si inaugurerà alle 18 di Sabato 25 Giugno, che vedrà esposte le opere di Gian Ruggero Manzoni e quella di Cecilia Rigacci realizzata in collaborazione con il Prof. Sergio Valentini del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Siena e già presentata presso il Palazzo del Governo di Siena, lo scorso 9 Giugno, alla presenza del Prefetto Dott. Renato Saccone e del Questore dott. Maurizio Piccolotti e del Sindaco di Radicofani Francesco Fabbrizzi. Quello di Radicofani è sicuramente un evento artistico e scientifico dal sapore internazionale grazie alla presenza del Manzoni, eclettico artista, poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer di San Lorenzo di Lugo (RA), che presenterà otto suoi dipinti nelle quattro sale della grande rocca. Con lui la Cecilia Rigacci, artista senese, che, probabilmente più di altri, racconta al mondo l’orgoglio e l’amore dell’appartenenza a una città e a una terra uniche; l’artista presenterà il suo “piano” posto alla base del movimento di una riproduzione e rivisitazione del “pendolo di Foucault” realizzata all’interno del liceo Galilei dal prof. Valentini, col supporto di Raffaele Miatto, Tommaso Addabbo e dei ragazzi della grande scuola senese. Una mostra dunque dalle diverse prospettive a da infiniti significati quella di Radicofani che chiede da subito all’anima e alla sensibilità, la risposta al significato del proprio titolo, “L’equilibrio del Guerriero”. Ho voluto scegliere di seguire, sin dall’inizio, il percorso di questa evento artistico, culturale e scientifico, affascinato dai protagonisti, anch’io alla ricerca di quell’equilibrio che accompagna il guerriero tutto da scoprire, ripercorrendo le origini dell’idea come pellegrini sulla via Romea o Francigena, attraversando valli e città, tra la bellezza di una natura in equilibrio tra il sogno e la realtà. Pellegrino, dunque, mi sono messo in un cammino di andata e ritorno, partendo da Radicofani per dirigerci a Siena dove, “L’equilibrio del Guerriero” è stata presentata nello splendido Salone degli Arazzi del Palazzo del Governo (Prefettura), lo scorso 9 di Giugno, dinanzi a quel Duomo senese, al Santa Maria della Scala, luoghi storicamente dediti all’accoglienza proprio come quelli presenti e conservati a Radicofani. Il viaggio, dopo aver incontrato il “padrone di casa” Francesco Fabbrizzi, Sindaco di Radicofani, mi porterà dai due artisti Manzoni e Rigacci, al Liceo Galilei dal Prof. Valentini, dal Prefetto dott. Saccone Incontro per primo, proprio il Sindaco Francesco Fabbrizzi, che, senza indugi, dinanzi alla proposta dell’artista Rigacci, ha voluto aprire la fortezza di Ghino di Tacco all’arte e alla scienza, nel voler dare un segnale importante e una continuità dell’attenzione della sua Amministrazione agli eventi culturali in spazi che dovranno sempre più concedersi al visitatore: “Con la mostra, realizzata sotto l’Alto Patrocinio dell’UNESCO e della Val d’Orcia, vogliamo aprire le porte della nostra città, volendo confermare l’essenza della nostra cultura e della nostra tradizione. Radicofani è un paese che pur cinta nella storia da mura, è dedito all’accoglienza e al servizio alla persona. La sua storia è quella della Francigena o Romea. Il legame con la città di Siena è storico ma anche attuale; non è un caso che la balzana sia sul nostro Palazzo Pretorio ed è per questo che, vista la nostra amicizia con l’artista senese Cecilia Rigacci e la sensibilità di Gian Ruggero Manzoni, la disponibilità e sensibilità del Prefetto di Siena Dr. Saccone, il contributo scientifico del liceo Galilei attraverso il “pendolo”, s’è deciso di inaugurare, nello splendido Salone degli Arazzi, la mostra, dando da subito il giusto merito istituzionale e mediatico per la bellezza della proposta e dei protagonisti. E’ stato per me e per Radicofani emozionante partecipare alla presentazione, dove ho potuto confrontarmi con persone degne della massima stima sotto l’aspetto professionale, del rispetto per il loro modo di essere e dell’entusiasmo che ha accompagnato il loro impegno nella realizzazione di quello che considero un evento di prestigio internazionale, vista la presenza delle opere di Gian Ruggero Manzoni e della Cecilia Rigacci che ha voluto fortemente la realizzazione di questa mostra dai tanti significati e che lascio, sin da ora, interpretare a tutti coloro che avranno l’opportunità e la fortuna di visitare”. Si riparte, destinazione Siena; uno sguardo alla Fortezza e a quel Ghino di Tacco che pare osservi argutamente il mio fare. Percorro la strada che, da Radicofani, si getta nella Val d’Orcia sentendomi in equilibrio tra le curve delle crete e anche un po’ guerriero nell’affrontare queste strade sconnesse per il peso degli anni sull’argilla, ma che, a ogni metro, socchiudono e spalancano paesaggi mozzafiato. La Francigena o Romea, a dire il vero siamo sull’altrettanto antica Cassia, mi porta verso una delle capitali della storia del mondo, che mi guarda col suo faro, la sua meridiana, la Torre del Mangia, quasi a controllare il mio arrivo e a segnalare, a quella di Radicofani, che sto percorrendo non solo la strada giusta, ma la giusta strada. Circa un’ora di strada, nella prima bella giornata di un’estate che sembra aver atteso il nostro peregrinare per giungere al Liceo Scientifico Galileo Galilei dove l’amica Stefania e il Prof. Sergio Valentini, ci attendono assieme al Preside Antonio Vannini, tutto indaffarato e in attesa della “notte degli esami” delle quinte. Sono nel luogo della conoscenza, della letteratura, della filosofia, della matematica e della scienza. Ed è proprio qui, in questo grande istituto senese, che nasce l’idea della mostra; è qui che l’artista, il pensiero della donna Cecilia Rigacci, cercando il “guerriero” tra i giovani, entrando alcuni mesi or sono, si è fermata attonita dinanzi al “Pendolo”, l’opera realizzata dal Prof. Sergio, assieme a degli amici, sorretta e manutenuta dalla passione e la forza degli alunni, quei “guerrieri” che hanno suscitato il vedere nella sommità della Fortezza di Radicofani, il pendolo scandire il tempo infinito dell’equilibrio della vita. Un attimo è bastato alla Rigacci per immaginare tutto questo e un attimo è bastato al Valentini per voler realizzare il pendolo che porterà in cima al mastio della fortezza e che disegnerà il tempo infinito, col suo perpetuo e regolare movimento, sull’opera che l’artista senese ha realizzato. Uno strumento unico al mondo, che trova proprio nel perenne oscillare la sua distinzione dagli altri esistenti, che si fermano e attendono la mano dell’uomo per ripartire. Tutt’altra cosa abbiamo visto, accarezzato con gli occhi e letto in quelli del Prof. Sergio, emozionato nel racconto, mentre osservava il “suo” pendolo quasi ad accompagnarlo ormai da circa sette anni, ricchi di miglioramenti, implementazioni, evoluzioni, innovazioni e collaborazioni coi suoi studenti. Sembrerebbe di vedere solo un cavo di circa 19 mt, con una grande biglia di 25 kg attaccata all’estremità, che attende il movimento della terra per compiere il suo giro, che a Siena significano circa 35 ore (il tempo varia a seconda della latitudine pari a zero al polo nord e a infinito all’equatore abbiamo capito); non è così… In quel pendolo di Focault c’è ben altro e la mostra lo svelerà attraverso un modello costruito appositamente per l’evento e la mano artistica della Rigacci. Un pendolo, quello di Valentini e dei suoi ragazzi, che è scienza, impegno, volontà, amore, perseveranza, filosofia, sogno; semplicemente vita. Una vita che si muove, oscilla in equilibrio sicuro, leggero nel disegnare la formula matematica che l’ha generato e che, in questa mostra, non può e non deve separarsi dal piano dipinto e ideato dall’artista Cecilia. Una sintesi, quasi filosofica, tra scienza e arte che apparirà anche nella sua antitesi, come a ricordare il bianco e il nero, il vero e l’illusione, come quella balzana senese appiccicata e conservata con orgoglio e rispetto sul Palazzo Pretorio del comune valdorciano. Uscendo dalla scuola, promettendo una visita “speciale” per un servizio sul pendolo e la prossima “cittadella della scienza”, osservando per l’ennesima volta il pendolo da ogni angolazione, attraverso i 19 metri che misurano l’altezza accompagnati dal vortice delle scale che sembra non finire mai, ricco di formule scritte dappertutto nei pannelli delle ringhiere, ne cogliamo di nuovo l’insegnamento, tutto racchiuso nel rapporto docente-discente da conservare in uno scrigno, e che, come ci dice il Preside Vannini, è frutto anch’esso di un guerriero, la scuola appunto, che si muove in equilibrio tra riforme, finanziamenti, cambiamenti sociali e tecnologici, da affrontare quotidianamente per aumentare, e non diminuire, le aspettative dei ragazzi.
Riprendo il pellegrinaggio alla ricerca di altri guerrieri e dei loro equilibri; destinazione il Palazzo del Governo in Piazza Duomo. Una bellissima assolata passeggiata, mi porta verso la “città”, verso il cuore pulsante di Siena, che mi accoglie con la grande chiesa di San Domenico, dimora perpetua di Santa Caterina, a cui devo dedicarle un intimo pensiero. Un cammino che mi obbliga, spinto più dal cuore che dalla ragione, dall’ammirazione e da quella dolce rabbia per non esserci nato, a percorrere le vie pensando ai Salimbeni, ai Piccolomini, ai Tolomei, a Pia, a Caterina… al suono dei tamburi, al soffio delle bandiere e la dolcezza di quegli zoccoli che firmano un tufo prossimo a distendersi nella conchiglia del Campo. Uno sguardo appassionato e una foto al punto della mossa, all’entrone e alle bifore. Un caffè e su per le scale dietro il Duomo, per ammirare da un’angolazione non affollata, la grande cattedrale interrotta, fotografarla, pensare alle sue sale e i suoi straordinari, unici mosaici, sentirne il sapore delle Contrade, mi trovo dinanzi, in un attimo, il Palazzo del Governo e il Santa Maria della Scala che m’illudo siano in attesa di me, sempre più guerriero. L’appuntamento col Dott. Renato Saccone, Prefetto di Siena, è per le 16:30 e io, emozionato e un po’ nervoso come un fantino alla mossa, per il mio primo incontro con lui, entro nel palazzo mediceo, in bella mostra proprio qui nella città rivale. Il Dott. Saccone mi riceve sorridente e con occhi che, subito, descrivono la sua cordialità, pacatezza, responsabilità e accoglienza. Si accomoda accanto a me, chiedendomi, incuriosito della mia richiesta d’incontro, quasi sorpreso ma, allo stesso tempo, pronto alle mie domande che, nell’emozione del momento e dell’Istituzione, quasi stentano a venire e che lo stesso Prefetto, traduce, aiutandomi, in un colloquio che si rivela anch’esso in equilibrio tra l’Istituzione e la sensibilità dell’uomo. Inizio parlando dei motivi che han portato ad aprire le porte del Palazzo del Governo all’arte e il legame con Radicofani. “Sento molto il ruolo della Provincia e non della città – esordisce il Dott. Saccone – Il legame è strettissimo con tutti i Comuni e i loro Sindaci. Ogni Palazzo di Governo ha una parte storica, chiamata di “Rappresentanza” che a me piace pensarla più aperta, da dedicare non solo alle rappresentanze Istituzionali, ma, sempre più, farne casa per eventi culturali. In particolare con l’Unesco, si è creato un rapporto proficuo al punto che la sala più bella del Palazzo, ovvero il Salone degli Arazzi, ha già ospitato diversi eventi analoghi, come del resto ha fatto con l’inaugurazione della mostra “L’equilibrio del Guerriero”. Radicofani, con la sua rocca posta sui confini della provincia senese – continua il Prefetto – ha un legame molto stretto con Siena dato dalla via Francigena o Romea ed è all’interno del sito Unesco della Val d’Orcia. Tutto questi motivi mi han fatto decidere di ospitare e partecipare direttamente alla presentazione della mostra. E’ importante puntare sulla cultura per valorizzare le “Terre di Siena”, che avranno sempre un futuro per il proprio patrimonio artistico, paesaggistico e culturale, purché puntino sulla qualità; Radicofani, un piccolo borgo, un gioiello della provincia senese, ha fatto la scelta giusta. Il centro valdorciano si è posta un’alta ambizione, scegliendo di proporre l’arte, la scienza, una scuola appassionata in una mostra, proiettando la cittadina in ben altri confini e nuove visioni. Ricordo bene le parole dell’Assessore alla Cultura Cecconi, quando disse che quella che la fortezza di Radicofani, chiusa, militare e difensiva, oggi è grande motivo e opportunità per non essere più pensato come un baluardo, ma motivo di uno sguardo dall’alto verso il mondo.” Sono ad ascoltare un uomo appassionato, convinto e soddisfatto delle sue scelte. Ho dinanzi a me un’altra risposta, un’altra sembianza del guerriero che cerco. Chiedo allora al Prefetto, dei due artisti, le sensazioni che ha ricevuto da loro… “Ben conosciamo Cecilia Rigacci; lei rappresenta Siena, ne fa parte. Cecilia si esprime non solo come artista, ma come donna, con una leggerezza che si sposa perfettamente con la sua profondità d’animo. Lei è così nella vita e nell’espressione artistica. Gian Ruggero Manzoni mi ha colpito molto; mi ha dato subito l’impressione che il suo pensiero venisse da lontano, passato attraverso molte esperienze a cui non si è negato. Un percorso umano che ancora non si ferma e che mi sembra non abbia intenzione di farlo. Un artista in continuo movimento, con delle convinzioni acquisite, dei capisaldi ben posti, ma sempre costantemente alla ricerca. Una spiritualità che non è astrazione ma è reale, ben ancorata alla storia e alla vita delle persone.” Confesso al Dott. Saccone, che le sue parole mi han tolto delle incertezze sulla mia ricerca del guerriero; lui mi ha spinto a confessargli di vederlo ormai dappertutto, ma devo chiedergli una sua riflessione sul titolo della mostra; mi risponde sorridendo: “L’equilibrio del Guerriero è sicuramente un titolo intrigante e, devo dirle che non ne sono venuto ancora a capo; spero, visitandola, di entrare ancora di più nel significato della mostra. L’idea è quella di una forza non chiusa, un po’ come questo Palazzo e la Rocca di Radicofani; credo che la forza non si esprima più con la chiusura, ma con l’apertura al mondo, credendo in poche ma fondamentali regole, da servire quasi in modo sacrale, perché frutto di una scelta. Penso dunque al messaggio che la forza non è egoismo ma condivisione.” Il dott. Saccone mi accompagna verso il corridoio d’uscita, congedandomi con altri cordiali riflessioni su argomenti di attualità; sono contento nel ringraziare la sua disponibilità e nel rinnovargli la confidenza di aver conosciuto un guerriero nell’equilibrio della nobiltà dell’espressione, dell’accoglienza e, dunque, d’animo. La voce sussurrata e il sorriso di Cecilia Rigacci, mi fanno capire di esser fuori dal Palazzo. Mi saluta, mi rapisce e mi porta diritto in Piazza: non poteva essere altrimenti. Mi chiedo: “Non sarà lei la guerriera?” Eccoci in un battibaleno, seduti al bar degli amici di lei: sul tavolo una tisana e io, viziato, rapito dall’ottimo prosecco che mi vien fatto assaggiare. Parlare con la Rigacci è soprattutto ascoltare; un fiume in piena di passioni, riflessioni, certezze…ma anche il contrario. Mi rivengono in mente le parole appena ascoltate del Dott. Saccone… “la Rigacci è Siena, fa parte del suo territorio…”. Insomma, un’antitesi affascinante nella regola di una donna e di un’artista che fa dell’anima il motivo del vivere e non dell’essere… Mi racconta Cecilia: “L’idea è stata quella di associare l’arte alla scienza, attraverso il movimento della scuola e dei giovani. Una chiamata alle arti, in questo caso, arti scientifiche. Due espressioni dell’uomo agli antipodi che, però, si sono sempre incontrate, basti pensare, come uno di una miriade di esempi, al grandissimo Leonardo da Vinci che, sulla matematica, ha basato molta della sua espressione e ispirazione artistica. La scienza esatta, si sposa perfettamente con l’arte, che è proprio il motivo della mostra di Radicofani. Una motivazione sempre in movimento, come l’arte di Gian Ruggero Manzoni e il Pendolo del Prof. Valentini e dei suoi ragazzi.” Anche in questa occasione, il guerriero comincia a prender forma, descritto in bilico tra la scienza e l’arte: “Il guerriero è entusiasmo, – mi dice la Rigacci – l’andare avanti, essere in movimento. E’ anche quella parte interiore che ognuno di noi ha, quella parte sopita, bloccata dalla nostra individualità. Ma io vedo anche il “contro guerriero”, quello che non ci fa capire fino in fondo chi siamo e che ci porta a identificarci in qualcosa imposto dall’esterno. Dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi, usando la nostra spontaneità. Dovremmo sentirci individui, unici. Da qui l’equilibrio, l’equilibrio del guerriero appunto, un fine che sempre tutti noi ricerchiamo in quanto ci dà sicurezza. Il guerriero, quindi, ricerca dentro di se questo stato dell’anima e dell’essere, in un continuo movimento, apparentemente in antitesi con la stessa parola.” Mi accorgo che l’artista Rigacci è come fosse già all’interno della mostra, nella cima della fortezza con la sua opera, con lo stesso sguardo del Prefetto Saccone e del Prof. Valentini. Uno sguardo che va lontano e allo stesso tempo torna vicino, interiormente alla donna e all’artista, esattamente come il movimento del pendolo e il piano alla base da lei realizzato, ricco di contrasti e in antitesi con la stessa macchina di Focault: “Il piano si chiamerà Docta Ignorantia (rifacendosi alla filosofia di Nicola Causano), ancora una volta un segno contrastante nella mostra. Sul piano ho dipinto una serie di linee geometriche che cercano di accostarsi sempre di più a dei cerchi, senza però mai raggiungerli. E’ come la nostra ricerca della perfezione che rimane un obiettivo ma non la meta.” La domanda, come si dice, mi nasce spontanea, pensando al movimento del pensiero e dell’arte di Gian Ruggero Manzoni e, quasi a rischiare la banalità, chiedo alla Rigacci il perché di questa avventura con lui: “Conobbi Gian Ruggero casualmente, alla presentazione della mostra di Agathos (Carlo Franzoso), un anno fa ai Magazzini del Sale, qui a Siena. Nella sua presentazione, Gian Ruggero, usò espressioni e pensieri che da anni non ascoltavo; ne rimasi affascinata. Al centro delle sue parole i princìpi dell’Umanesimo; ricordo come parlò in maniera raffinata dell’umanità di cui ne ha tuttra una visione positiva, bella come i luoghi che la storia ci ha consegnato e dove siamo cresciuti. La nostra collaborazione nasce da questi principi, che ci han portati a decidere di questa simbiosi di un’arte che, pur diversa, si ritroverà in un ambiente dal forte respiro di libertà. Radicofani è il posto a cui ho subito pensato per la sua bellezza, pulizia, ordine, in dialogo costante con la mia città di Siena; dal centro valdorciano potrebbe partire un forte messaggio per l’umanità, in un contesto naturalistico e storico ricco dalla bellezza di cui si parlava. Il mio legame con Radicofani, nasce con Carlo Sassi, a cui devo e dovrò sempre il mio successo artistico.” Sono ormai verso la conclusione di questo affascinante incontro con l’arte; mi accorgo, che ancora ho un po’ di ottimo prosecco nel bicchiere e ne approfitto, ingordo di curiosa conoscenza. Domando a Cecilia cosa chiederebbe all’amico-collega Manzoni: “Gli chiederei se gli è piaciuto quel che s’è fatto per giungere all’inaugurazione di Sabato e cosa gli ha dato come artista e come uomo. Gli chiederei anche di vivere il più a lungo possibile nel continuare a fare le cose che sta facendo. La figura di Gian Ruggero è importante oggi ma è ancora più importante per chi domani leggerà, ascolterà e vedrà la sua testimonianza attraverso le opere.” Non poteva mancare, nella sensibilità della Rigacci, il pensiero alla presentazione del Prefetto Saccone avvenuta nella Salone degli Arazzi: “Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare un uomo che, con semplicità e allo stesso tempo con elegante autorevolezza, ci ha accolto nella sala più bella del Palazzo, facendoci sentire noi i padroni di casa. Ho avuto anche momenti di imbarazzo per come il dott. Saccone ha lasciati liberi di muoverci e di poterci esprimere in assoluta libertà. Di questo ne siamo profondamente grati.” Il sole è ormai uscito dalla Piazza, come la sfera del pendolo ed io, quasi dispiaciuto, sorseggio le ultime bollicine del mio prosecco. E’ l’ora, il momento dell’arrivederci a Cecilia Rigacci, al suo guerriero e al suo equilibrio.
Me ne ritorno così, salutando il Campo, verso la Fortezza senese, salutando Sallustio Bandini sempre lì, col suo sguardo da monito severo, come contrariato di tante, troppe cose. Un altro guerriero che merita la mia attenzione e la riflessione, anche lui in antitesi coi tempi, col movimento bloccato da leggi e regole che di umanistico hanno ben poco. La mia auto, calda per il sole del giorno, mi accoglie isolata col mio carico di volontà nel riuscire a scrivere questa sera dell’incontro virtuale con Gian Ruggero Manzoni, stampato sul foglio della email ricevuta. Penso durante l’ora di ritorno, illuminato dal sole che si nasconde tra il mare della Val d’Orcia e l’isola dell’Amiata, che troverò nelle domande e le risposte di Gian Ruggero, la soluzione definitiva al mio viaggio di pellegrino, tra le strade dell’arte, della scienza e degli uomini alla ricerca del guerriero.
L’aria fresca amiatina mi sorride; leggo e rileggo sul foglio i pensieri dell’artista Manzoni, protagonista principale della mostra; penso anche e sono indeciso inizialmente sul da fare. Ma poi decido e vado fino in fondo e, nel rispetto e nella dovuta umiltà del discente rispetto a un maestro, ripercorro passo passo le otto domande poste, in un’intervista virtuale rivolta a un guerriero reale che pubblico senza nulla togliere. Sign. Manzoni, da dove nasce l’idea che l’ha portata a scegliere una mostra a Radicofani per di più all’interno di una fortificazione? Prima si era pensato ad una mia mostra a Siena, e non è detto che ciò prima o poi avvenga, poi, l’amica Cecilia Rigacci, mi ha fatto conoscere Radicofani, la sua fortezza, le sue bellezze artistiche, conservate entro le sue chiese, quindi ho incontrato gli amministratori del luogo ed è scattato un feeling immediato. Persone squisite e cittadinanza stupenda in quell’antico borgo. Quindi la storia di Ghino di Tacco, guerriero e masnadiero, inoltre il mio passato, la famiglia da cui provengo, quella storia, che si perde nella notte dei tempi, e l’emozione che mi ha ingenerato il paesaggio che si ammira dalla cima della torre maestra del fortilizio. Poi il cielo. Enorme, sopra noi. A quel punto ho detto a Cecilia: la mostra si farà qui, perché qui si vola. Chi è il “Guerriero” e perché in “equilibrio”? Il guerriero è l’uomo che forte di un codice etico e di una grande cuore resiste a ciò che la vita, quotidianamente, ci propone quali prove. Quindi non un guerriero perché facente parte di una casta, ma perché ricco di una fede e pronto ad ogni evenienza, con l’aiuto della stessa. Il nostro guerriero è armato di sacralità e combatte per lo spirito, non certo per la materia. L’equilibrio sta proprio in questo, l’essere uomini, di carne e sangue, ma anche l’essere luce, e ciò si spera per il futuro. Mai come oggi, in una società alienata come la nostra, risulta difficile restare in equilibrio, ma noi siamo votati a questo. La Sua Arte, quella della Rigacci, la scienza, la scuola con i propri studenti: cosa lega tutto questo? Molte componenti le ho già elencate, ne vorrei aggiungere solo una: la nostra matrice Umanista, quali italiani, un dono che necessita difendere e custodire. E tale dono, che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto, è doveroso che i giovani ricomincino ad onorarlo come si deve, e, assieme ai giovani, anche noi docenti, considerato il ruolo che ci siamo scelti e che ci hanno affidato. Un ruolo di estrema importanza che richiede moralità, emozionalità, conoscenza della nostra storia e delle nostre origini, e ciò che oggi la scienza ci propone, essendo divenute, le scoperte scientifiche, più stimolanti, razionalmente parlando, della filosofia stessa, quest’ultima in grossa difficoltà, come tanti altri campi del sapere. Il Prefetto Saccone è rimasto affascinato dalla sua presentazione a Siena. Mi ha parlato di lei usando termini come “movimento” e “dinamicità”: può riassumere il suo intervento e cosa significano per lei e la sua arte queste due parole? Beh, a Siena, durante l’incontro di presentazione della mostra alla stampa e alla cittadinanza, si è detto molto, e sempre mirando, per usare un termine guerresco, ai cosiddetti “massimi sistemi”, e non solo da me, ma da parte di tutti i relatori, comunque reputo che la possibilità di un riscatto nazionale dimorino in un movimentismo continuo, che sappia richiamare tutti i cittadini al fare comune, e, in ciò, chi si pone come guida, come esempio per gli altri, necessita che in sé abbia una dinamicità di ordine intellettivo e una sensibilità a tutto campo. Mai come oggi chi riveste un ruolo istituzionale deve difendere, anch’ella o anch’egli da guerriero, i valori che i nostri genitori ci hanno consegnato, la nostra identità quale popolo e quale nazione, unica e indivisibile, e affrontare con slancio i non facili problemi che questo momento epocale ci sta consegnando. Reputo che il Prefetto Saccone, che ho inteso quale uomo di fervido acume e profonda dedizione, abbia colto nelle mie parole quella sincerità e quella buona fede che stanno, fra noi occidentali, sempre più mancando. Del resto se non si pongono gli artisti quali combattenti contro l’ipocrisia, forti della loro creatività e dell’emancipazione che spesso con fatica si sono ritagliati, chi altri dovrebbe? A questo punto non può che venire alla mente la figura del sacerdote-guerriero o, ancora meglio, del poeta-guerriero, contro la bugia, la corruzione, il vuoto, da cui siamo costantemente minacciati. Il Prefetto Saccone credo abbia inteso questo, cioè ognuno di noi è chiamato a un compito e quel compito deve vederci, ogni giorno, in prima linea, sia per salvaguardare la propria dignità sia per difendere quella degli altri. Radicofani è snodo storico e attuale sulla Francigena e la cosiddetta via Teutonica: è un guerriero che si apre al pellegrino per di più in un anno giubilare? Ebbè, l’ho accennato anche sopra, io sono un credente, credo in un’Entità che sovrasta l’essere umano, di cui l’essere umano è parte e figlio. Mai ci furono guerrieri, nella nostra tradizione giudaico-cristiana, come, appunto, i profeti che incontriamo nel Vecchio Testamento e il Cristo stesso, che io chiamo, famigliarmente, il Figlio del Falegname, ma quel Falegname, sia quello terrestre sia quello celeste, pare sapesse fare e ancora sappia fare prodotti di altissimo artigianato, e non usando la spada o la scure, quanto la parola, il Verbo, anche se quel Verbo so che trafigge e taglia ben più di uno strumento di guerra. Per quel che riguarda i Teutonici, beh, la mia famiglia, la famiglia Manzoni, ha, in maniera più che certa, antiche origini tedesche, quindi, anche per questo motivo, a Radicofani mi sento di casa. Ah, dimenticavo, e che a Roma ci attendano, perché stiamo arrivando, non se lo dimentichino quelli della capitale visto che le province sono in pieno fermento creativo. Di cosa parleranno le sue opere a Radicofani? Sono rivisitazioni in chiave contemporanea di antichi simboli e dei nostri archetipi. Infine nulla di nuovo si inventa, già tutto ci è stato donato, quindi agli artisti non rimane che reinterpretare, sempre con nuovi linguaggi, quel senso dell’origine che ci accomuna e che ci rende, etnicamente, riconoscibili, al fine di poter narrare ad altri esseri umani ciò che ci contraddistingue per poi ascoltare, da loro, quello che li caratterizza. In ciò, come io credo, l’unica possibilità che culture e tradizioni diverse si possano incontrare, avendo, reciprocamente, rispetto degli assoluti altrui, pur non rinunciando ai propri, ovviamente. Saranno 8 le opere che esporrà nella fortezza di Radicofani. Un numero scelto per il suo simbolismo, una scelta legata agli ambienti o una scelta “casuale”? Simbolico perché l’infinito è un 8, mentre 4 sono le stanze della torre, quindi 2 opere per ogni stanza. Sommando i 3 numeri, avendo io trascorsi anche kabbalistici, il risultato è 14, cifra che corrisponde all’esplorazione, alla costante mutazione, alla metamorfosi e, soprattutto, alla libertà. Inoltre 1 + 4 dà 5, che tra i tanti significati ha anche quello di divenire una possibilità di equilibrio fra l’uomo e Dio. E di nuovo torna l’equilibrio tra carne e spirito, tra questa vita e l’eternità. Cosa chiede in questa mostra a Cecilia Rigacci? Non ho domandato e non domando alcunché a Cecilia, come lei non mi ha domandato e non mi domanda alcunché, ci si è subito intesi, come coi restanti compagni di questa avventura. Ci siamo solo scambiati e ci scambiamo dei sorrisi, sorrisi di comprensione, e di grande umiltà e umanità.
Ora tutto mi sembra più chiaro, tutto è stato utile per capire che il Guerriero, in fondo o al principio, siamo noi e l’equilibrio è la forza dell’anima nel movimento di una ricerca perpetua. Un ringraziamento al Sindaco di Radicofani Francesco Fabbrizzi, al Prof. Sergio Valentini e ai suo collaboratori, al Preside Antonio Vannini e ai ragazzi del liceo Galilei, al Prefetto di Siena Dott. Renato Saccone, ai due artisti Cecilia Rigacci e Gian Ruggero Manzoni ]]>