Redazione. Psicologia: alcune risposte alle domande dei genitori su adolescenza e internet

Molte le domande giunte in redazione da parte dei genitori, in particolar modo su come affrontare il comportamento dei figli adolescenti, con internet ed i social network. Di seguito rispondo ad alcune domande che mi sono arrivate dai genitori di adolescenti “naviganti”.

  • Cosa rappresenta un social network per una persona? Oggi non esiste più una distinzione fra vita online e offline, i social network consentono all’uomo di aumentare le opportunità di cambiamento della sua posizione o di aumentare le proprie relazioni all’interno di una rete sociale creando un continuum fra la ragazza conosciuta al bar e con la quale passo tutta la notte a chattare. La rete e i social permettono anche la possibilità di scegliere la propria presentazione quindi omettere, la propria immagine secondo il suo desiderio (personalizzando il profilo, scegliendo le foto che lo rappresentano, i contenuti da condividere per esprimere se stesso). Come se nella rete potessimo creare un nostro avatar perfetto.
  • Quali i rischi principali per gli adolescenti? L’adolescenza è il periodo più importante per la definizione dell’identità del soggetto. Il superamento della crisi d’identità tipica della fase adolescenziale richiede l’integrazione di una serie di componenti: di tipo personale (attitudini e capacità), di tipo sociale (l’inserimento nei ruoli sociali) e di tipo esperienziale (le identificazioni infantili e le vicissitudini emotive). E questo può essere minato dal non essere sicuri di chi siamo e dall’essere troppo concentrati a cercare conferme nell’altro ( chiunque si nasconda dietro un profilo).
  • Le emozioni e i social Network: è tutto come nella realtà o si va incontro a un nuovo modello di relazione? Un secondo aspetto critico è l’“analfabetismo emotivo” (emotional litteracy). Con questa espressione Goleman (1995) intende:
    • La mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie emozioni e dei comportamenti ad esse associati;
    • La mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione;
    • L’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui – non riconosciute e comprese – e con i comportamenti che da esse scaturiscono.

Un fattore di incremento dell’analfabetismo emotivo è l’utilizzo massiccio dei media che favoriscono un modello di relazioni mediate, privando il soggetto di quegli script utili alla lettura e l’applicazione dei comportamenti sociali. A venir meno è soprattutto la capacità di riconoscere le emozioni dell’altro e, di riflesso, di comprendere le proprie; ciò in prima istanza porta al disinteresse emotivo. Sto parlando di ragazzi che comunicando spesso tramite la tecnologia  hanno disimparato a riconoscere la ricchezza della comunicazione diretta (le sfumature importanti della comunicazione non verbale ad esempio). Certo è che il social network spesso facilita l’espressione di sé, abbattendo il timore del giudizio immediato. Svelare se stessi ad un social network in ogni caso non offre la giusta ricompensa relazionale: l’uomo è fatto di emozioni e pensieri fluidi che, nella forma “stentorea” dei messaggi/status virtuali vengono stabilizzati. I pensieri e le emozioni di un adolescente sono ancor più fluidi, alla ricerca di risposte e conferme che sono frustrate dalla comunicazione mediata.

  • Cosa può fare un genitore per prevenire gli aspetti negativi legati ai Social Network? I social network (la quale iscrizione è riservata ai maggiori di 13 anni), sono una presenza costante nella nostra vita, dalla quale non possiamo sfuggire, e allo stesso tempo l’iscrizione su face book di per sé non corrisponde automaticamente all’acquisizione di questi problemi. Il genitore deve passare dalla “semplice” restrizione o privazione alla condivisione, ovvero dare regole e poi condividerle e farle rispettare e non “non stare su face book” e poi non controllo se effettivamente segue i miei divieti o meno, che in atre parole vuol dire essere autorevole ( ti dico no e  perché)
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