Ancora un furto in una pelletteria. Il vigliacco è tra di noi. Cosa dire? Parlare del danno, quantificare il denaro, il lavoro perso da un imprenditore appena uscito, malamente, dalla stessa vigliaccheria? Una pacca sulla spalla per un amico, con un articolo di cronaca a conforto? No… Ancora un furto. Ancora un attacco violento alla proprietà privata. Ancora un tradimento. Ancora una volta un’impresa, una famiglia, tante, troppe famiglie. Ancora soli in una comunità, così piccola, da essere abbandonata. A cosa serve tutto questo? A chi serve un gesto così vigliacco? A venditori ambulanti, spacciatori di moda, rivenditori ufficialmente abusivi, falsi benestanti per qualche omaggio al night? A chi? Non è “l’ora di farla finita…”, non bisognava nemmeno cominciare a dare queste possibilità. Zone artigianali sparse come fungaie, servizi per l’impresa e la famiglia inesistenti, “sicurezza” trasformata in opportunità per manigoldi ispirati da complici locali, ben a conoscenza delle cose. Assenza di recinzioni. Assenza di controllo del territorio in forma continuativa. Strade più disegnate, che realizzate e manutenute. Assenza di informazione. Il tutto venduto con oneri di urbanizzazione “convenienti”, con finanziamenti “convenienti” per leggi “convenienti” su territori disagiati, dove per anni han viaggiato anche centinaia di tonnellate di materiali e mezzi per altre ben note aziende, passando accanto a corrieri, di cui, ovviamente, non s’è pensata neanche un’adeguata logistica. Assenza di trasporti specifici per i lavoratori che muovono centinaia di autovetture ogni mattina ed ogni sera. Per poi parlare, per anni, di consorzi, e spianare, alzare, bucare il terreno per ben altro... Ma il caso è risolto: per ciascuno basta mettere un allarme, porte blindate a sufficienza, telecamere HD e ad infrarossi così da vedere se il malvivente viene dalla Luna o da Marte, visto che, sulla Terra, ancora non si sa dove sia. Risolto, certo; qualche decina di migliaia di euro di “investimenti”, finanziamenti e, quindi, anche tassi di interesse da pagare, cercando di preservare e tutelare famiglie e lavoratori. E se non lo fai, il colpevole, lo sciocco sei tu, quasi a divenire complice dei malviventi: altri sono i complici. Tutto viene da lontano e non, necessariamente, come distanza chilometrica. Viene da lontano la gestione fallimentare di un territorio disegnato secondo convenienze altrui, che non ha ripagato gli sforzi enormi delle imprese che ancor oggi investono in personale, tecnologia, formazione ed immobili. Imprese che cercano spazi produttivi per migliorarsi e resistere su un mercato divenuto da anni mondiale, che si assumono oneri non sempre spettanti. Una comunità così inventiva e laboriosa aveva bisogno, ha bisogno ed avrà bisogno, di una vera e propria “città ideale” per la produzione, duttile al lavoro, alle persone, alle aziende, alle famiglie ed ai servizi, sostenuta da un vero interesse per la collettività imprenditoriale. Un vero orgoglio per tutti. E’ altresì vero, che è scorretto dare la colpa sempre ad altri od a piani regolatori (si chiamavano così più o meno), miopie amministrative o politiche. La criminalità esiste anche in zone ben strutturate e conservate, alimentata da leggi dalla parvenza quasi “illegale”, irrispettose delle regole, irriguardose di chi ha subito il danno e quasi a tutela del delinquente. Dobbiamo guardare dentro noi stessi, aprire alla fiducia, essere più forti nell’anima, nel rispetto, nelle abitazioni, nelle scuole, nella cosa pubblica. Dobbiamo sempre imparare, “sapere di non sapere”, accettare il consiglio, pensare di poter sbagliare, accettare l’errore e proteggerci lealmente e legalmente da chi crede di portar via quel che la nostra vita ha creato. In tutti i settori professionali e personali. In fondo la pelletteria nasce nel 1962, c’è ancora tempo per organizzarsi. Non più per i furfanti, spero. Poi, c’è il resto.]]>