Roccalbegna. Il restauro della Parrocchia di Santa Caterina di Alessandria

I lavori conclusi nello scorso mese di Novembre. Il luogo di culto consacrato è tra le attrazioni culturali del territorio comunale.  Nei giorni di festività natalizie appena trascorsi, i cittadini di Roccalbegna e i numerosi turisti che visitano questa parte di Maremma, hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino una piccola chiesa di paese, sorta a nuova vita grazie ad un coraggioso progetto di ristrutturazione voluto dal Vescovo di Pitigliano e dal Comune. La storia è semplice. Negli anni 1970 il parroco Don Valentino, con le poche risorse dell’epoca, fece erigere nel borgo di Santa Caterina – famoso per la rituale festa della “Focarazza”- una piccola chiesa, che aveva già annessa una casa canonica. Nel tempo, compaiono i difetti di una costruzione fatta in economia, con il ricorso, per la copertura, a materiali nocivi come l’Eternit. La decisione di bonificare completamente l’edificio matura, ma il problema è il reperimento dei fondi necessari. La via d’uscita è emersa recentemente grazie ad un finanziamento proveniente dalle risorse dell’ 8 x 1000. Nel gennaio 2017, iniziano i lavori su progetto e  direzione lavori dell’Architetta Letizia Pizzetti di Abbadia San Salvatore. La diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, affida l’esecuzione a ditte e maestranze ben collaudate. Partecipano, infatti, ai lavori l’ing. Fabrizio Casciani (struttura), il dott. Stefano Nelli (sicurezza cantiere) e come imprese esecutrici la Faser Restauri di San Quirico di Sorano (dott.ssa Liana Fasetelli) e, per la copertura in legno, la FASS 2001 di Castel Giorgio (Fabrizio Silvi). Le opere interne per gli arredi liturgici vengono affidate a Vittorio Vagnoli, artigiano-artista badengo di “lungo corso”, uno dei pochi falegnami della Toscana meridionale che può vantare una specifica esperienza nel restauro di chiese maremmane e amiatine. Il 24 novembre  2017 (in tempi rapidissimi, considerata la profondità dell’intervento) avviene, alla presenza del Vescovo, padre Giovanni Roncari e di rappresentanze comunali, la consacrazione della “Chiesa Santa Caterina di Alessandria”, accolta con evidente soddisfazione da parte dei cittadini roccalbegnini. Questa, in sintesi, la cronistoria dell’evento. Ciò che vorremmo invece sottolineare, sono i profili di interesse culturale che, a nostro avviso, l’edificazione di questa chiesa – moderna nello stile, ma fortemente ancorata al tessuto locale – comporterà in futuro per il turismo maremmano. In primo luogo, è da approfondire il perché di alcune scelte architettoniche poste alla base del progetto di ristrutturazione. A riguardo riportiamo, corredate da alcune foto, prima e dopo il restauro, le testimonianze dirette dell’Architetta Pizzetti e, a seguire, quella di Vittorio Vagnoli. «Inizialmente l’idea era quella di sostituire semplicemente il manto di copertura del fabbricato – specifica l’arch. Pizzetti Dopo questa prima idea, si cominciò a far strada l’ipotesi di realizzare un edifico ex novo. Infatti, il precedente fabbricato, risultava non idoneo sia da un punto di vista architettonico che per la natura dell’involucro edilizio. Nel progetto definitivo è stato realizzato un edificio che emerge dal contesto denotando la sua funzione in maniera chiara ma che, allo stesso tempo, nel contesto si inserisce tramite l’utilizzo di materiali locali, quali pietra e legno. Si tratta in realtà di una piccola chiesa, realizzata con forme ed elementi essenziali, all’interno della quale spero si possa respirare un senso di pace e profonda spiritualità.» «I manufatti interni dell’arredo liturgico testomonia Vittorio Vagnoli lasciano trasparire ciò che si potrebbe definire uno stile “vecchio rinnovato”, inteso come scelta del legno e della tecnica con un’impronta fondamentalmente moderna. Tuttavia la spazzolatura e la sbiancatura del materiale utilizzato (massello di abete), non solo esaltano le fonti di luce esistenti nella chiesa, ma fanno sì che si apprezzi appieno la venatura del legno come avviene per il recupero di un pezzo vecchio portato a nuova vita che in fondo, a ben guardare, richiama la storia stessa della chiesa.» [gallery link="file" columns="6" ids="37993,37994,37995,37989,37988,37987"] Il progetto ha inoltre perseguito uno degli obiettivi ritenuti centrali dalla “Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa” per la quale la chiesa-edificio deve essere “uno spazio caratterizzato tanto all’esterno quanto all’interno”. Confrontando le foto prima e dopo il restauro, si percepisce chiaramente come questo risultato sia stato ottenuto con una diversa collocazione dell’ingresso e con lo studiato utilizzo di spazi, luci e materiali che predispongono alla spiritualità del luogo. Il restauro ha inoltre consentito di rimediare all’originaria mancanza di un elemento strutturale importante come il campanile. Una presenza fondamentale anche per una piccola chiesa di paese perché, stando all’affermazione di Elissa Aalto, moglie del famoso architetto finladese Alvar Aalto, fatta a proposito del ritardo nei lavori dell’unica chiesa cattolica progettata dal marito in Italia ( a Riola del Vergato), “una chiesa senza campanile è come una faccia senza naso”. La nostra impressione è che – nella linearità e semplicità delle forme adottate – sia stato concepito un giusto “naso”, complementare alla struttura. Nella costruzione di questa chiesa si è cercato in sostanza, come richiamato dalla stessa Commissione, di creare un luogo di culto inteso non come “insieme di elementi giustapposti, ma un ‘unum’ per se che si sostanzia nell’evento celebrativo”. L’effetto finale ricercato è il tentativo di creare un organismo vivente composto si’ di tante parti, ma che deve la sua essenza al fatto di costituire un organismo dotato di una sua propria anima.]]>

Questo articolo ha un commento

Lascia un commento