Siena. Applausi per il palio surrealista di Stefano Andreini. L'eleganza e Siena nel Masgalano di Chiara Flamini.

Bellissimo il Palio dedicato alla “misericordia” nell’anno giubilare. Il masgalano offerto dalla mamma della Flaminimi, Rosanna Bonelli detta Diavola/Rompicollo, la prima donna fantino ad aver corso il Palio, era  il 16 agosto 1957. Tantissimi applausi per il drappellone dipinto dal pittore senese Tommaso Andreini per il Palio del 2 Luglio 2016.  Andreini aveva annunciato che il suo sarebbe stato un drappellone surrealista. In effetti il drappo di seta che ha dipinto, seguendo la dedica del Giubileo straordinario che Papa Francesco Bergoglio ha voluto incentrare sulla Misericordia,  impone allo spettatore riflessioni e considerazioni che DrappelloneLuglio2016_1024trascendono il razionale. Innanzitutto la scelta di usare colori quasi neutri. Nessun riferimento alle tinte dell’araldica contradaiola. Gli stessi stemmi sono in oro. Solo la rappresentazione della Madonna di Provenzano, in onore della quale Siena corre il Palio del 2 luglio, si riappropria della tavolozza dell’artista senese. Nel resto del drappo una carnalità, umana e animale, squarciata da simmetriche impalcature dove ognuno può immaginare e costruire interiorità di sentimenti e credenze. Al centro un cuore rosso emerge dal costato di Cristo. L’unico elemento che, con il suo cromatismo, dilata e ingloba l’intera opera per richiamare, senza mezzi termini, il messaggio lanciato dal Pontefice: Misericordia. Anche gli angeli, molto umanizzati dal tratto elegante di Andreini, sembrano implorarla. Alzano le braccia verso quel cuore così carico di significazione e di senso. La componente surrealista di Tommaso Andreini è riuscita  a trasferire sulla seta fede e sogno in un ordinamento nuovo che supera la forma per  creare un dinamismo artistico di grande valore. Un realismo visionario che rimanda all’interiorità, e che ha sete di tratti geometrici, di vuoti e di pieni, per indagare e far esprimere la parte onirica e l’inconscio. L’artista ha materializzato così il suo messaggio d’amore verso il Palio. Una sollecitazione visiva che scava nell’animo per cogliere l’essenza di una, tante realtà all’interno di una dimensione solo all’apparenza scomposta, perché sta a chi guarda riempire gli apparenti vuoti per ricomporre armonicamente le sensazioni e trovare le verità che cerca. Un esercizio complesso che obbliga una visione attenta tralasciando la facile superficialità.

La presentazione del sindaco Bruno Valentini

“Onorandi priori, capitani, autorità, contradaioli carissimi, come ogni anno, con questa solenne cerimonia, Siena porta indietro le lancette del tempo, mette da parte gli affanni della quotidianità e si prepara a vivere la sua Festa. Ogni volta che ci ritroviamo qui per presentare il Drappellone, noi rinnoviamo un rito che ci unisce e che ci distingue da tutto il resto del mondo. Siena è unica per le sue bellezze storico – artistiche, ma soprattutto per il suo Palio, l’unica vera Festa che ha saputo vincere il tempo, sopravvivere ai secoli, che sa ogni volta conquistare il cuore e la testa di tutti noi. Ogni volta, per me, è un’emozione fortissima e un grande privilegio. E’ anche una grande responsabilità che tutta la struttura comunale vive con grande dedizione, amore e la massima cura. Come tutte le cose molto belle e preziose, il Palio suscita anche l’invidia, le attenzioni di chi per calcolo o per ignoranza ci giudica senza capire che cosa è Siena e che cosa è la nostra Festa. Attaccare Siena e il Palio è un modo molto semplice per ottenere pubblicità a buon mercato, conquistare un po’ di notorietà. E’ accaduto nel passato, accade nel presente, accadrà sicuramente anche in futuro. Dobbiamo proteggere la nostra Festa dagli attacchi esterni ma senza perdere la gioia e la passione che ci contraddistinguono. Dobbiamo andare fieri della nostra diversità e delle nostre tradizioni, perché aver saputo mantenerle in vita, non trasformandole in attrazioni turistiche, è forse la più grande impresa che abbiamo compiuto. Il Palio è un evento eccezionale e noi abbiamo il privilegio di viverlo davvero, non di guardarlo soltanto. Un privilegio che ci guadagniamo ogni anno, ogni giorno che riusciamo ad alimentare di vita le nostre Contrade, che proviamo a spiegare ai nostri figli cos’è il Palio, senza mai riuscirci fino in fondo. Perché il Palio è un emozione che si vive e non si può descrivere solo con le parole. Il Palio ci rammenta, ogni volta, la fierezza di Siena, l’orgoglio di appartenere a questa comunità, l’importanza di accudirla e servirla perché possa continuare a prosperare nei secoli. Non sono stati anni facili per la nostra città, lo sappiamo tutti, ma la storia di Siena è fatta di coraggio e caparbietà. Siamo andati  avanti a testa alta con un unico obiettivo: il bene di Siena. E ora si cominciano a vedere i primi risultati. La senesità non è un vezzo che passa di moda, è un modo di vivere, di affrontare le cose per superare insieme le avversità e gioire, sempre insieme, dei successi che possiamo ottenere. Mai, come nei giorni della Festa, si capisce quanto tutto questo sia vero. Il Palio del 2 luglio 2016 è dedicato alla misericordia intesa come atto di amore, umanità, aiuto, fratellanza e unione. E’ il tema del Giubileo straordinario voluto da papa Francesco e che fa parte del dna di Siena. La misericordia è legata profondamente alla cultura e alle tradizioni della città che, nella sua storia, ne ha fatto uno dei suoi valori di riferimento. Noi siamo la città dedicata alla Madonna, la nostra Festa è dedicata alla Vergine. Noi siamo la città di Santa Caterina. Il Santa Maria della Scala, con i suoi affreschi del Pellegrinaio ci ricorda ogni giorno che Siena si fonda proprio sulla cura ai malati, l’elemosina del pane, l’assistenza ai bambini abbandonati, l’ospitalità dei viandanti e dei pellegrini. Lo stesso “Te Deum” che fra pochi giorni uno dei nostri Popoli canterà per ringraziamento in Provenzano inizia con “Maria Madre di Grazia, Madre di Misericordia, …..” E’ per me un grande piacere portare oggi all’attenzione di Siena il suo giovane artista, Tommaso Andreini, che ha realizzato il Drappellone. Un artista a cui sono molto legato e di cui ho sempre apprezzato molto i lavori. Andreini , pur chiamato a misurarsi con una tematica così impegnativa, non ha rinunciato al proprio stile pittorico dalle forti suggestioni surrealiste. Il Drappellone di Andreini  ripropone ed attualizza così un soggetto, quello della misericordia che è, come detto, profondamente legato alla cultura e alle tradizioni della nostra città. Con altrettanto piacere presentiamo il Masgalano per i Palii del 2016 offerto da Rosanna Flamini Bonelli, soprannominata Diavola ma più conosciuta come “Rompicollo”. Ci prepariamo, così, a festeggiare i 60 anni dalla sua storica partecipazione al Palio del 16 agosto 1957, quando indossò il giubbetto della contrada dell’Aquila. Sarà un Masgalano particolarmente sentito dalla famiglia Bonelli Flamini, in quanto a realizzarlo sarà proprio Chiara, la figlia di Rompicollo che è stata anche la realizzatrice del primo bandierino che il Comune offre ai proprietari del cavallo vittorioso. Prima di lasciare l’onore e l’onere di presentare l’opera di Tommaso Andreini alla storica dell’arte Margherita Anselmi Zondadari, rinnovo l’invito a vivere con gioia e partecipazione la nostra Festa, con passione e consapevolezza, con il cuore e con la testa. Viva la nostra Siena! Grazie.”
 

La presentazione di Margherita Anselmi Zondadari

“E’ per me una grande gioia avere l’onore di presentare il drappellone del 2 luglio 2016. Tommaso Andreini è un giovane pittore senese innamorato, come tutti noi, della sua città ma soprattutto del Palio che gli dà continuamente ispirazione per la sua professione. Il suo bozzetto, con cui aveva partecipato al concorso indetto dal Comune di Siena nell’inverno del 2015 per scegliere l’artista a cui affidare l’incarico di dipingere il drappellone di quell’anno, attirò l’attenzione delle Autorità Comunali le quali, in seguito, decisero di fargli dipingere il Palio di questo luglio. Tommaso iniziò a lavorare a questo prestigioso incarico, venendone subito integralmente assorbito, tralasciando completamente tutta la sua normale produzione artistica, sentendo sul suo pennello tutto il peso e la responsabilità di questo incarico che per una delle dieci partecipanti alla Carriera sarebbe diventato vanto e gloria imperitura. Oltre a questo, ad abundantiam, sentiva anche il peso del giudizio di oggi, di questo momento fatato in cui per la prima volta il drappellone viene mostrato alla città e le gambe cominciano a tremarti e a perdere completamente di consistenza per la tensione del sapere se la tua opera, a cui hai dedicato tanto tempo e tanta passione, ha riscosso il successo che tu ti auguravi. Non credo sia facile, da senese e da contradaiolo, accettare questa sfida. Oppure no, oppure è proprio la sfida di fronte alla tua città che ti fa tirar fuori tutto quello che hai dentro e palesarlo nella tua opera. Io credo, in tutti questi mesi passati con lui in cui ho visto via via crescere questo drappellone, di aver capito il vero animo di Tommaso, che attraverso le sue pennellate, faceva sgorgare sulla seta, come acqua di una sorgente, tutto quello che sentiva dentro, la gioia di aver ricevuto questo incarico, tutto il suo sentimento e la voglia di realizzare questo cencio. Dopo aver creato il bozzetto, ha cominciato ad eseguire il cartone preparatorio vero e proprio, un cartone stretto e lungo, adagiato con cura su un tavolo altrettanto stretto e lungo nel suo studio di via del Porrione. Già da questa base, pronta per essere trasportata sulla seta, ho potuto cominciare ad effettuare un’analisi stilistica del drappellone in fieri; la leggibilità del disegno, la definizione delle immagini, la equilibrata forza delle masse, il tratto sicuro ed efficace, la minuziosa metafisicità, caratterizzano l’impostazione grafica di Tommaso Andreini. I lunghi mesi invernali trascorrevano, il Palio prendeva forma, il supporto dalle dimensioni imposte con la sua spiccata verticalità si riempiva di immagini allo stesso tempo figurative e simboliche, in un magistrale, perfetto groviglio armonioso, dove un giovane senza tempo e senza identità sorregge sulle spalle un altro giovane con la determinazione e l’impeto di uno slancio verso il prossimo; il peso è ben bilanciato e la massa corporea soprastante non influisce sull’anatomia di quella che la sostiene. L’artista riesce, con abile maestria e in maniera molto esplicita, a cogliere nel suo significato più profondo, la dedica del drappellone. Questo Palio è dedicato al Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco a due anni esatti dalla sua elezione, che ha voluto proclamare un Giubileo straordinario consacrato alla Misericordia di Dio. Per identificare questo tema il celebre artista gesuita padre Marko Ivan Rupnik ha realizzato un logo, definito “gioiello teologico”. Varcando la Porta Santa della Cattedrale senese, dopo aver ricevuto l’incarico, Tommaso Andreini trovò l’ispirazione per la sua opera. Era infatti lì che lo aspettava, la sua attenzione ricadde sulle immagini rappresentanti il logo scelto dal Papa che rappresenta, in maniera schematica e grafica, la figura di Cristo, Dio della Misericordia, che si carica sulle spalle come un agnello impaurito l’uomo sofferente e lo conduce per strade sicure, lo cura, mettendolo al riparo, come racconta Luca nel suo Vangelo. La Misericordia è lì, in quell’immagine, una rappresentazione di un sostegno, di un aiuto per chi ha bisogno. Il logo del Giubileo diventa quindi il fulcro del dipinto di Tommaso che ne riprende l’iconografia, reinterpretandola in chiave metafisico-surrealista con lo stile tipico della sua arte. Un messaggio di aiuto e di amore verso il prossimo trasportato sulla seta, un’immagine rapida e concisa di straordinaria intensità, le figure di Tommaso fanno venire in mente la complessità e la profondità del tema religioso. La macchina compositiva è estremamente chiara e semplice alla stesso tempo; lo schema vede, alle due estremità, immagini di un mondo ultraterreno, al centro invece vi è la parte terrena della composizione. Vediamo poi che il gruppo centrale, costituito dai cavalli e dai due personaggi principali, è sostenuto e spinto verso l’alto, verso la Madonna, da un gruppo di angeli con le braccia protese e le ali spiegate a simboleggiare che le buone azioni ci dirigono e ci portano verso l’Eterno. Tutta la composizione è poi sostenuta da una sorta di telaio che, pur nella sua leggerezza strutturale, scatena una forza interiore incredibile e spinge, sostenendola, la bellissima Madonna di Provenzano verso l’alto. Già al primo colpo d’occhio si intuisce che la raffigurazione è carica di incanto, caratterizzata da un’atmosfera suggestiva che si delinea per l’ordine e per la chiarezza compositiva. Tommaso raffigura corpi e forme riconoscibili, li colloca in uno spazio ben definito, combinando i vari elementi in maniera ordinata, per esprimere ciò che esiste oltre l’apparenza sensibile della realtà empirica. Il suo Palio è una rappresentazione dinamica e coinvolgente: il colore dello sfondo sottolinea la forza delle immagini che emergono in una tranquillità e in un silenzio che sono solo apparenti. Tutto prende forza, coinvolge lo spettatore che rimane trascinato in un istante senza tempo, dove gli oggetti acquistano il loro valore formale sulla base di esperienze. Spazi che si intèrsecano, si separano, si sovrappongono ma si riflettono e sopravvivono gli uni negli altri dando un segnale visibile. I corpi dei personaggi e dei cavalli sono caratterizzati da una muscolatura intensa, accentuata da un profondo studio, sia anatomico che di luci ed ombre. Le figure sono rappresentate senza volto, in maniera che ognuno possa avere la possibilità di immedesimarsi nel dipinto. Figure che sono un fascio di muscoli adagiato su una intelaiatura metallica che lascia intravedere un vuoto che è in tutti noi, vuoto che può essere colmato, come qui, dalla presenza di un grande cuore. E’ infatti questo punto rosso, il grande cuore, che attira l’attenzione dell’osservatore. Tommaso rappresenta le figure con una straordinaria capacità di controllo dei volumi e degli spazi, sottolineando il fatto che tali immagini possono essere collocabili in un qualsiasi momento storico, anche in quello contemporaneo poiché, essendo entrato a far parte del sacro, esso non ha tempo, è un fatto storico ma nello stesso tempo è atemporale. Con questi corpi squarciati, che lasciano intravedere l’interno, l’artista vuole dare il messaggio che siamo fatti di materia, abbiamo un peso specifico, ma in realtà dentro siamo vuoti, siamo intelaiati, dentro siamo anima. Il modo migliore per vederla è lacerarne la superficie esterna, in maniera “romantica” come dice lui, per far scorgere l’intelaiatura interna che è la struttura dell’anima, ed è quella che deve sostenere il corpo. Le due maestose figure, pur condividendo il medesimo spazio reale con i tre cavalli, sembra che non si accorgano nemmeno di quello che gli sta intorno. Il linguaggio pittorico dell’artista si affida agli strumenti più tradizionali della pittura: la prospettiva, il movimento e la luce che colora i corpi. I colori giocano un ruolo di primaria importanza, dando straordinario dinamismo e tridimensionalità alle immagini. Una luce eterea, spiovente, accende misteriosamente la scena e illumina le figure rappresentate nel cencio, facendole emergere dallo sfondo, dove la ricerca della luminosità è tanto importante quanto l’espressione del volume e la costruzione dello spazio. Niente tavolozza per impastare i colori, solo un piccolo supporto e poco colore. E’ questo è il segreto della pittura di Tommaso Andreini, applicato in questo drappellone. L’artista ha usato i colori acrilici diluiti in alta percentuale, facendo sì che il suo pennello non stendesse uno strato di colore ma aggiungesse via via una sottile velatura al supporto, usando l’acrilico come se fosse un acquerello. Il colorismo della sua pittura si costruisce direttamente sulla seta, nella sovrapposizione di leggere e lunghe pennellate di materia pigmentata, una somma di stesure, guidate dalla mano sicura e capace. La Madonna di Provenzano svetta in alto sul drappo di seta, ci guarda con un’aria dolce e protettiva, con i lineamenti che riflettono i canoni della bellezza. L’artista ha deciso di rappresentarla nella sua forma iconografica classica con un corpetto adorno di una preziosa damascatura argentea. Gli stemmi canonici dei Terzi, della città di Siena e del Sindaco sono stati raffigurati ai lati della Madonna come una sorta di quinta. Le dieci Contrade che disputeranno la Carriera, rappresentate secondo la loro araldica tradizionale, sono disposte a semicerchio nella parte più bassa del cencio e costituiscono loro stesse, con la loro rotondità, la frangia decorativa del drappellone.”
  Siena_MAsgalano_Luglio_2016 Il Masgalano di realizzato da Chiara Flamini è un’opera carica di amore per la sua città. Per la sua famiglia. E non poteva essere altrimenti. E’ stata la sua mamma a offrirlo, Rosanna Bonelli detta Diavola/Rompicollo, la prima donna fantino ad aver corso il Palio, era  il 16 agosto 1957. Per lei la dedica sul retro  a quasi 60 anni da quell’importante data. Di forte impatto visivo, l’artista ha lavorato l’argento riuscendo a trasformare il prezioso metallo in simboli. La forma è circolare, a mo’ di ruota, con i raggi che confluiscono al centro dove è raffigurata la testa di un cavallo sormontata dagli stemmi del Comune, del Magistrato delle Contrade  e del Comitato Amici del Palio, sotto la scritta “Rompicollo 2016”. Nella parte superiore 17 pezzetti rettangolari di pietra serena incastonati, come gemme, nell’argento, riportano sottili pennellate di colore per richiamare l’araldica delle Contrade. Disposte in circolo, così che nessuna primeggi sull’altra fino alla conclusione del Corteo storico, quando solo la comparsa che avrà dimostrato più  abilità ed eleganza durante le due Carriere riceverà l’ambito premio. Sensibilità e creatività nelle mani e nel cuore della Flamini che, sulla parte superiore di questa raffinata raggiera, ideata in maniera armoniosa e dove tutti gli elementi riportati si uniscono coralmente, come in un componimento musicale, si leggono alcune strofe, dedicate al gioco delle bandiere, tratte da un sonetto scritto dal nonno, Luigi Bonelli (noto scrittore e sceneggiatore della prima metà del ‘900). Ancora un forte richiamo identitario  alle sue radici familiari e senesi. Il Masgalano di Chiara Flamini, ricco di suggestioni, si pone come una sorta di registrazione a posteriori, dove a emergere è la vita della sua famiglia, così fortemente intrecciata al Palio, ma forse è meglio dire abbracciata, lasciandovi importanti testimonianze.
Fonti Comune di Siena]]>

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