Amiatanews: Siena 13/11/2020
Dal Covid-19 ai tumori, dalle malattie sessualmente trasmissibili alle patologie cardiovascolari, oggi il tema della prevenzione è uno dei più dibattuti dalla comunità scientifica. L’importanza della promozione e dell’adozione di stili di vita corretti, il ruolo fondamentale delle strutture sanitarie e dei medici, i possibili rischi che corrono i diversi ambiti del mondo della salute quando la prevenzione scarseggia sono stati al centro di un webinar al Festival della Salute 2020, in corso a Siena fino a domenica 15 novembre in modalità streaming, a causa delle restrizioni per l’emergenza Covid-19.
Ma cosa significa, oggi, prevenzione in campo medico? Per il dottor Samorindo Peci, ricercatore in malattie neurometaboliche, “oggi assistiamo a continui richiami su questo tema, che in medicina è ben delineato attraverso l’equilibrio tra risorse. La prevenzione in linea generale non può essere standardizzata ma deve essere misurata alla capacità del nostro corpo di gestire le proprie risorse. Questo discorso si applica anche alle problematiche legate al Covid-19: fare movimento, una corretta alimentazione aiutano la capacità di risposta del nostro organismo alle alterazioni dal punto di vista glicemico o del battito cardiaco riscontrate in pazienti Covid”.
“Oggi infatti – ha proseguito Peci nel suo intervento – la tendenza è quella a cronicizzare la malattia e correggerla attraverso il ricorso a terapie farmacologiche: prevenire significa invertire questa tendenza. Nel campo delle malattie neurometaboliche nel mondo asiatico si sta affrontando da tempo il tema del diabete di tipo 3: è una forma non diversa dal tipo 1 e tipo 2 ma non la controlliamo perché non supera la soglia glicemica stabilità dalla comunità scientifica. La conseguenza però è che non correggendo questi valori e non facendo prevenzione, si rischiano danni neuroinfiammatori e una cronicizzazione della malattia”.
Il tema della prevenzione può avere inoltre anche risvolti etici, come ha spiegato il giornalista medico-scientifico Massimo Biondi: “Non dobbiamo considerarlo come un semplice atto da mettere in campo ma va affrontato con un approccio multidisciplinare: questo tema infatti ha implicazioni economiche, scientifiche, etiche legate a scelte che vanno fatte consapevolmente. Il progresso scientifico sta mettendo a disposizione grandi disponibilità come i test genetici che ci permettono di conoscere lo stato di salute dell’individuo e prevedere quale sarà il suo sviluppo psicofisico. Emblematico però – prosegue – è il caso dell’attrice americana Angelina Jolie, che ha sviluppato un tumore al seno e ha deciso poi di sottoporre le figlie a un test preventivo dal quale è emerso il possibile sviluppo di geni legati alla neoplasia. Conosciuto il risultato del test, l’attrice ha deciso di sottoporre le bambine a un intervento di mastectomia. Ecco, questo caso ci pone di fronte a un dilemma: fino a dove dobbiamo e possiamo spingerci? È giusto creare conseguenze di questo tipo ad un individuo? Chi può escludere che in futuro non ci siano approcci terapeutici definitivamente risolutivi di una patologia? Inoltre, la presenza o l’assenza di determinate malattie nell’individuo comporta delle scelte che determinano risparmi, aggravi di costi, una diversa organizzazione del settore sanitario. Tutti aspetti che non possono passare in secondo piano”.
“I costi della mancata prevenzione sono enormi e difficili da monetizzare e includono anche quelli immateriali come la sofferenza e i decessi – aggiunge Luca Revelli, chirurgo endocrino e vascolare e docente dell’Università Cattolica di Roma -. Restando all’attualità, il lockdown, duplice perché riguarda sia le chiusure previste dei Dpcm sia l’isolamento dell’individuo, ha portato alla paura di andare dal medico di base o in ospedale allontanando dagli screening fondamentali per la diagnosi precoce. Sono già quasi 1 milione – conclude nel suo intervento al Festival della Salute 2020 – gli esami spostati per la paura di essere contagiati e la conseguenza è che il trend a cui abbiamo assistito negli ultimi anni del calo della mortalità per i tumori rischia un’inversione di tendenza”.
Salute e prevenzione, ovviamente, vanno di pari passo anche nei reparti ospedalieri e Carlo Talucci, infermiere del Policlinico Gemelli di Roma lo sa bene: “In linea generale si procede a una mappatura, di tipo aziendale e di reparto, dei rischi a cui personale sanitario e utenza esterna sono sottoposti. Quando un paziente entra in ospedale viene fatta una valutazione globale dell’esposizione ai rischi come quello di cadute, malnutrizione, lesioni da decubito. A ciò si aggiungono i pericoli per gli operatori sanitari come quello biologico: la prevenzione in questo caso non può prescindere dalla diffusione presso la popolazione della cultura di un corretto lavaggio delle mani e dell’utilizzo di dispositivi di protezione individuali. L’adesione ancora oggi è troppo bassa: molti non utilizzano mascherine idonee, altri la indossano lasciando scoperto il naso”.
Concetti ribaditi dall’internista Micaela La Regina, della direzione sanitaria ospedaliera de La Spezia. Il suo intervento si è concentrato sugli eventi avversi: “Vale a dire qualsiasi evento connesso con l’assistenza sanitaria che però non è intenzionale, atteso, ma provoca un danno al paziente. Alcuni vengono intercettati, altri non causano conseguenze ma nella maggior parte dei casi ci sono danni di diversa gravità e la struttura si deve attivare per apportare correzioni utili ad evitarli in futuro. Un esempio può essere quello dell’errore medico come la morte o reazione grave dopo un emotrasfusione o dimenticare una garza dopo un intervento chirurgico: oltre ad essere indesiderati e non voluti, possono essere prevenuti partendo dalla diffusione di una cultura della sicurezza all’interno delle strutture ospedaliere”.
Altra tematica di stretta attualità è quella che lega ambiente e prevenzione. Dalla Terra dei Fuochi all’ex Ilva, passando per fenomeni meteo estremi e l’emergenza Covid-19. Concetti espressi da Alessandra Fabri CTER, Dipartimento Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità: “Degrado ambientale e cambiamenti climatici rappresentano una crescente minaccia per la salute. Bisogna fare tutti qualcosa nel presente: la pandemia che stiamo vivendo è l’esempio estremo dello stretto rapporto tra ambiente e salute: infatti è stata ampiamente dimostrata la relazione tra l’inquinamento atmosferico e il profilo di salute delle popolazioni di determinate aree geografiche”. C’è poi la questione della giustizia ambientale, o “environmental justice” come viene definita in ambito accademico: “Il principio secondo cui tutte le persone hanno diritto a una eguale tutela ambientale perché ancora oggi esistono disuguaglianze nell’accesso a questo tipo di risorse – sottolinea Fabri – Proprio per questo è importante prevenire situazioni di rischio per le società fragili, come aree contaminate di vaste dimensioni classificate come pericolose che necessitano di interventi di bonifica. In questo senso prevenzione significa allora caratterizzare rischi per la salute e mettere in campo politiche utili a costruire un ambiente sano e sostenibile riducendo l’esposizione a sorgenti malsane”.
Sempre in tema di prevenzione e salute, un altro aspetto molto importante affrontato alla tavola rotonda del Festival della Salute 2020, è quello legato agli incidenti domestici e sul lavoro. Al Festival della Salute ne ha parlato Marinella De Maffutiis, capo ufficio stampa ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro): “La casa, che riteniamo uno dei luoghi più sicuri della nostra quotidianità, in realtà è quello dove si registra il numero maggiore di infortuni e molti riguardano proprio coloro che svolgono attività in ambito domestico come le casalinghe o le colf”. Ma come si possono prevenire questo tipo di infortuni? “Si parte dalla base che nulla accade per caso ed è fondamentale avere una percezione chiara dei rischi che corriamo quando si svolge un’attività. Mi viene in mente l’uso dei telefonini che ci distraggono molto anche in casa: la distrazione però non è una causa – spiega De Maffutiis – ma un effetto perché non abbiamo calcolato i rischi di ciò che stavamo facendo”.
Infine, un cenno alla pandemia nei Paesi in via di sviluppo e a come è stata gestita. Secondo Paul Kateta, chirurgo d’urgenza all’Ospedale di Bergamo “nei Paesi africani il sistema sanitario è meno attrezzato e dunque durante questa pandemia ha giocato molto sulla prevenzione, a partire dalla chiusura delle frontiere e da misure di contenimento come il lockdown poiché molti dei contagi arrivavano dall’estero. La scelta inoltre è stata quella di promuovere e contribuire all’innalzamento delle difese immunitarie, dato che la presa in carico del paziente non è ottimale in numerose strutture ospedaliere”.
Il Festival della Salute è trasmesso da:
– Canale 3 su frequenze canali digitali 12 e 95 della Toscana e in streaming su https://canale3.tv/category/diretta-streaming/ o https://www.youtube.com/channel/UCWdgz-7bIYSYXHEAqC7ME5w
– Lepida Tv su frequenze canale 118 dell’Emilia Romagna e in streaming su https://www.tvdream.net/web-tv/lepida-tv/ o https://www.youtube.com/channel/UC9q4ktgObvz5nzyyZx9YrLA
– E sui social del Festival: https://festivaldellasalute.it/ e https://it-it.facebook.com/FestivaldellaSalute/
PROGRAMMA ED EVENTI
Fonti
Comunicato Ufficio stampa Festivaldellasalute.it 13/11/2020