Convocazione del personale docente, un caos! In attesa per un posto di lavoro dalle due di pomeriggio alle due e venti della notte tra rabbia, esasperazione e tensione alle stelle Una giornata, anzi una nottata da dimenticare quella di venerdì 27 novembre per i circa seicento insegnanti di Siena e provincia della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado, convocati presso il liceo senese Galilei per il conferimento di incarichi di supplenza in seguito all’aggiornamento delle graduatorie docenti. L’appuntamento era alle ore 14 per i docenti di scuola media e di scuola superiore e alle ore 16 per quelli di scuola materna e elementare. Dalle cinquecento alle seicento persone stipate nell’aula magna del Galilei, con le uscite bloccate da chi si accalcava nel corridoio e un rumore assordante, che a mala pena consentiva di percepire le comunicazioni di dirigenti e responsabili amministrativi. Una situazione caotica e paradossale che si è protratta per ore e ore finché non sono state esaurite le varie classi di concorso e, alle ore 23,30, non si è giunti alla assegnazione delle ore di sostegno. L’operazione è durata fino alle ore 2,20, quando i superstiti sono stati avvisati che per la scuola superiore di secondo grado sarebbe stato preferibile rinviare il conferimento degli incarichi alla prossima settimana, a venerdì 4 dicembre. Ma non solo, per ovviare al gran caos e alleggerire quel clima allucinante, che poteva esplodere da un momento all’altro, gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria erano stati trasferiti in un’altra aula, ugualmente insufficiente a riceverli tutti e a offrire una situazione decorosa. I primi a arrivare erano stati gli insegnanti della provincia, quelli che venivano da più lontano. I più esperti si sedevano nei primi posti. Sapevano che si poteva avere un’idea di quello che sarebbe successo solo da quelle postazioni. Un primo momento di tensione si è avuto quando i dirigenti scolastici e i segretari hanno fatto sgomberare l’aula, per una riunione organizzativa con i sindacati. Gli insegnanti si sono molto disorientati, hanno sentito il terreno franare sotto i piedi. Una riunione organizzativa, non poteva essere fatta prima? Qualcuno ha proposto di andarsene via tutti quanti per protesta. Ma non è sempre facile in simili occasioni trovare unanimità. Più tardi, per altro, si sarebbero sentiti anche dire: “Se non vi va bene, potete andarvene a casa!”. No, non si trattano così gli insegnanti. “Quale altra categoria lavorativa ha la considerazione che abbiamo noi?”, ha commentato una di loro. “Eravamo allibiti e esasperati. Ci prendono per disperazione. È una lotta tra poveri. Davvero deprimente. Se ci vedessero gli alunni, forse si comporterebbero diversamente con noi!”. Le ore trascorrevano tra lo scoramento generale. Gli unici generi di conforto, il bar che è rimasto aperto fino mezzanotte. Nessun rispetto per le donne accompagnate dai bambini (le operazioni si dovevano concludere in due ore!), per le donne incinte, per le donne che dovevano allattare i figli piccoli. Un delirio, una situazione paradossale. Chi chiedeva di allertare la stampa, chi le telecamere! Altro elemento destabilizzante, le graduatorie non aggiornate, né incrociate per cui chi alla fine decideva di accettare quel tale posto non era nemmeno così trasparente che fosse il reale destinatario. “L’errore è stato convocare tutti gli ordini di scuola nella stessa giornata per tutte le classi di insegnamento, sostegno incluso”, è la opinione di un altro insegnante. “Quanto al sostegno, la cattedra più ambita, c’è stato un vero e proprio ‘mercato delle ore’, quando invece dovrebbero essere adottati altri criteri di giudizio”. Certe operazioni, poi, una scuola minimamente seria le compie prima dell’inizio dell’anno scolastico e non a anno avviato, quando si sono già instaurati rapporti interpersonali e di empatia, soprattutto con gli alunni che necessitano di un aiuto speciale. Il luogo, infine, sicuramente non adatto e insufficiente a ospitare quella gran massa di persone. L’esperienza insegnerà qualcosa?
Fonti. Corriere di Siena – M. Baccheschi]]>