La Banca centrale europea pretende la vendita del patrimonio artistico della banca
La notizia che la Banca centrale europea abbia preteso la vendita del patrimonio artistico del Monte dei Paschi non può che gettare nello sconcerto i senesi. Se così fosse il danno per la città sarebbe enorme e aggiungerebbe rabbia e amarezza ad una comunità che ha già subito molto, troppo. La legislazione italiana ci può aiutare a scongiurare il pericolo, “Ma occorre – sostiene Pierluigi Piccini – un ulteriore intervento della banca e della Soprintendenza, che devono muoversi per dare ulteriori garanzie di tutela”. Le opere d’arte più famose di proprietà della banca sono vincolate ope legis, regime che non cambia al variare della natura giuridica dell’istituto di credito da pubblico a privato. In più, pare che la Soprintendenza stia facendo una verifica per rinnovare il vincolo delle opere ai palazzi dove le stesse sono alloggiate.
Questo rende inamovibile il patrimonio artistico lasciandolo a Siena, indipendentemente da qualsiasi variazione di proprietà.
C’è una preoccupazione, ed è relativa ai tempi. Serve una spinta civica: la nostra comunità chieda alla Soprintendenza di accelerare la procedura per ottenere questo ulteriore vincolo e il Monte dei Paschi collabori attivamente per tutelare un patrimonio che appartiene ai senesi.
Poi c’è un’ulteriore preoccupazione da fugare. Non tutte le opere in deposito al Monte dei Paschi sono vincolabili. In altre parole, esistono documenti, oggetti, opere minori: tutto un altro patrimonio che può avere un valore “affettivo”, identitario, documentale che dobbiamo tutelare, indispensabile per ricerche, di cui la banca si deve porre come garante nei confronti della collettività.
Fonti. Comunicato Stampa 25/10/2017]]>