Amiatanews: Siena 05/12/2019
Coinvolti complessivamente circa 250 allievi della scuola Scuola Secondaria di Primo Grado di Taverne d’Arbia e dell’Istituto Comprensivo Statale A. Lorenzetti di Rosia, Monticiano e Chiusdino.
La psicologa Elena Lorenzini e l’avvocato Elisa Ferri, che hanno affrontano il tema ognuna in ragione delle proprie competenze.
Nei mesi di novembre e dicembre, grazie al progetto “Insieme per il nostro futuro”, i soci e lavoratori Coop Centro Italia della Sezione di Siena hanno organizzato una serie di laboratori formativi sull’uso consapevole dei social network e sul cyberbullismo, i quali hanno coinvolto complessivamente circa 250 allievi della scuola Scuola Secondaria di Primo Grado di Taverne d’Arbia e dell’Istituto Comprensivo Statale A. Lorenzetti di Rosia, Monticiano e Chiusdino.
Gli incontri sono stati organizzati in sinergia con i dirigenti scolastici e le professoresse Milanesi e Neri dei due plessi.
Per questi progetti sono state coinvolte la psicologa Elena Lorenzini e l’avvocato Elisa Ferri, che hanno affrontano il tema ognuna in ragione delle proprie competenze.
L’Avvocato Ferri ha stimolato i ragazzi a riflettere sul loro modo di stare in rete e sui reati che possono commettere navigando anche senza rendersene conto., Ha proposto esempi reali e di cronaca, così da facilitare la comprensione dei concetti e veicolare i contenuti normativi con strumenti che sono più congeniali alla loro età. Questo lavoro è stato utile anche a far capire loro che i comportamenti sbagliati tenuti in rete hanno conseguenze nella vita reale e non sempre potranno essere considerate ragazzate.,
La psicologa Elena Lorenzini ha affrontato il tema del cyberbullismo, descrivendo i diversi ruoli di bullo, vittima e spettatore e spiegando le tre caratteristiche fondamentali che devono essere presenti per poter parlare di bullismo (l’intenzionalità di fare del male, il protrarsi nel tempo e l’essere attuato contro un soggetto debole).
Durante il laboratorio vengono aiutati i ragazzi a comprendere che online si possono fare molte attività utili e interessanti (conoscere ciò che non sappiamo, coltivare interessi, stare in contatto con amici lontani), ma si può anche rischiare di ferire le persone in maniera inconsapevole, senza necessariamente sfociare in atti di bullismo, magari solamente non tenendo a mente l’altro come essere umano con emozioni e un pensiero diverso dal nostro.
I laboratori guidati dalla psicologa Lorenzini e dall’avvocato Ferri curano due aspetti diversi ed entrambi essenziali. L’uno è centrato sul gruppo e mira a svilupparne il senso di comunità e la coscienza e responsabilità collettiva, per aiutare gli adolescenti a capire che anche colei o colui che vede un atto di bullismo o legge un post violento, se decide di non fare nulla, in qualche modo sostiene il ciclo del bullismo; questo lavoro, se ripetuto in classe nel tempo, costituisce uno strumento utile ad evitare che nel gruppo classe si verifichi la diffusione incontrollata di problemi relazionali. L’altro aspetto mira al cuore del problema: l’incapacità di vivere i conflitti in modo costruttivo.
Indubbiamente i bulli, invece di litigare, utilizzano la violenza come modalità sistematica per controllare gli altri. Tuttavia questi non sono i soli ad aver bisogno di una vera e propria alfabetizzazione ai conflitti in quanto la paura dei conflitti ancora domina in generale le nostre relazioni e costituisce il terreno inconsapevole e necessario ai bulli per poter agire. Questa ipotesi che il bullismo sia una incompetenza conflittuale (come sostiene Daniele Novara nel libro “ i bulli non sanno litigare”) e non solo un’ingiustizia, apre molteplici possibilità operative, in quanto consente di far capire ai ragazzi che si può imparare a stare con gli altri negli scontri, nella possibilità di non essere d’accordo e nella necessità di ascoltarsi Ed infatti proprio per questa ragione nel laboratorio che viene svolto con i ragazzi aiutiamo loro a mettersi nei panni dell’altro, abituandoli a riflettere e a chiedersi come si sentirebbero al posto di quella persona (bullo, vittima o spettatore), allo scopo di aumentare la sensibilità e la capacità di immedesimarsi nell’altro e a provare le sue stesse emozioni. Infine tramite i giochi di ruolo cerchiamo di far lavorare i ragazzi sulle loro capacità o difficoltà a gestire i litigi, guidandoli nelle competenze dell’imparare ad ascoltare, a raccontare a turno il proprio punto di vista e a trovare insieme una soluzione, senza imporsi e prevalere sull’altro.