Amiatanews: Firenze 08/04/2021
25 voti a favore, 16 i contrari. La maggioranza aveva criticato la gestione della campagna vaccinale, in particolare quella relativa agli over ’80 e ai fragili
Con 25 voti contrari espressi dalla maggioranza (PD e Italia Viva) contro i 16 delle opposizioni (Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 stelle e Forza Italia), il Consiglio Regionale toscana ha respinto la mozione di sfiducia presentata dalla Lega con prima firmataria la capogruppo Elisa Montemagni. che richiamava l’assemblea ad esprimersi nei confronti dell’assessore al Diritto alla salute e sanità, Simone Bezzini, dimostratosi, secondo i firmatari, “inadeguato al ruolo in questo momento storico”.
Bezzini aveva aperto la lunga seduta consiliare durata ben 13 ore con quattro sospensioni e non pochi momenti di nervosismo, sottolineando la volontà di mettere in sicurezza il 30% dei toscani entro maggio il prossimo Maggio, completare la vaccinazione degli over 80, dare priorità alle persone tra i 70 e i 79 anni, e portare avanti la vaccinazione delle persone estremamente vulnerabili.
Di seguito gli interventi
Simone Bezzini
“Nelle prossime ore – ha detto l’assessore – supereremo in Toscana le 800mila somministrazioni. Vorrei sottolineare un dato che testimonia il ritmo elevato di vaccinazione tenuto dalla Regione, più del 6 per cento nazionale: abbiamo 20.665 persone vaccinate ogni 100mila abitanti a fronte di una media nazionale di 18.866”.
Bezzini ha parlato del lavoro portato avanti per mettere in piedi “una macchina per la vaccinazione che si fondasse su più motori, con l’obiettivo di affrontare le sfide dell’oggi e del domani. Ancora – ha detto – non siamo a ritmi di forniture per una campagna di massa che soddisfi il bisogno di vaccinazione di tutte le persone”.
L’assessore ha ricordato il modello organizzativo scelto dalla Regione, fondato su più canali: le strutture sanitarie, gli hub e i medici di famiglia, “un modello che può crescere ancora grazie a volontariato, farmacie ed altre categorie. Gli indicatori – ha detto – sono positivi per l’andamento delle vaccinazioni nelle Rsa e al personale sociosanitario. Ci sono criticità, invece, sulle vaccinazioni agli over 80, per le quali siamo un fanalino di coda. Siamo stati i primi a vaccinare gli ospiti e gli operatori delle strutture residenziali per anziani e per disabili, poi abbiamo proseguito nel comparto socio sanitario per tutelare tutta la filiera. I dati confermano che nelle Rsa e nelle strutture sociosanitarie abbiamo avuto un crollo verticale degli indicatori di contagio e dei focolai”.
Secondo Bezzini, se la Toscana è indietro, è dovuto al fatto che si è scelto di puntare sui medici di medicina generale, secondo un criterio di prossimità, ma coinvolgerli ha richiesto un po’ di tempo, provocando un ritardo nell’andamento delle vaccinazioni. “Il fatto che gli over 80 siano chiamati direttamente dal loro medico di famiglia sta facendo sì che tutti siano raggiunti e che praticamente tutti rispondano positivamente alla chiamata.
Ad oggi – afferma l’assessore – si vede un potenziale di vaccinazione in essere tra 25mila e 35 mila vaccinazioni quotidiane per un milione di dosi al mese”. Un altro dato positivo per la Toscana ricordato dall’assessore è che “la Regione è quella che ha il tasso più alto di vaccinazione per gli over 90”. “Per la vaccinazione alle persone tra 70 e 79 anni, la Regione registra il maggior numero di persone vaccinate grazie agli hub” – e aggiunge l’assessore – “proseguiremo a dare priorità anche a questa fascia di età per garantire copertura estesa e ritmo sostenuto”.
L’assessore ha parlato delle difficoltà avute per le vicende alterne di Astrazeneca, che prima era stato autorizzato per gli under 55 senza patologie poi anche per gli under 65 anche con patologie e per il quale ancora adesso ci sono nuove discussioni. “Adesso con Astrazeneca – ha detto – stiamo dando priorità alla fascia di età 70/79 anni e stiamo lavorando per definire la questione dei caregiver”.
Sulla vaccinazione alle persone estremamente vulnerabili Bezzini ha ricordato che ad oggi sono state somministrate loro “più di 40mila dosi” e “stiamo lavorando su tre filoni: un blocco di loro è già stato chiamato dalle aziende sanitarie, altri potranno accedere attraverso il portale, mentre i grandi disabili che non possono muoversi saranno vaccinati a domicilio”.
Bezzini ha concluso la sua comunicazione ricordato la capacità di testing della Toscana “tra le più alte del Paese”, il successo del progetto “scuole sicure”, la capacità regionale di tracciamento, l’ottimo lavoro delle prese in carico con gli Usca e il “lavoro straordinario dei nostri operatori nelle strutture ospedaliere per reggere il ritmo dei ricoveri che anche adesso è rilevante”. Ha ringraziato poi tutti gli attori del sistema sanitario toscano che “stanno svolgendo un grande lavoro, donne e uomini che si impegnano senza sosta e senza risparmiarsi per vincere la sfida della pandemia, e un grazie rivolgo anche a tutti gli attori istituzionali e sociali che danno un contributo alla battaglia contro il coronavirus”.
Il dibattito
Il dibattito sulla comunicazione dell’assessore alla Sanità Simone Bezzini ha preso il via con l’intervento di Elisa Montemagni (Lega). “Abbiamo perso del tempo prezioso nel vaccinare le categorie più esposte e fragili, quelle degli over 80 e degli estremamente vulnerabili. Un ritardo che non riusciremo mai a smaltire. Se adesso c’è stata un’accelerazione è dovuta solo alle proteste dell’opposizione – ha detto la consigliera -. Siamo noi ad aver chiesto questa seduta di Consiglio, ed è bene sottolinearlo”.
Montemagni ha proseguito facendo la cronistoria delle fasi della vaccinazione in Toscana. Il 15 febbraio, ha ricordato, sono iniziate le inoculazioni agli over 80, che sono 320 mila. “Bezzini in Consiglio disse che si sarebbero potuti vaccinare 72 mila anziani a settimana. I medici di medicina generale che hanno aderito alla campagna sono 2500, più di quelli ipotizzati dall’assessore”. Ma al 25 marzo gli over 80 toscani vaccinati con la prima dose erano il 29,8%, quelli con la seconda il 6,1%. “Cioè in fondo alla classifica delle regioni, visto che in Italia i vaccinati con la prima dose erano il 47,8 per cento e con la seconda il 20,8” ha spiegato la consigliera. “Al 6 aprile gli anziani che hanno ricevuto la seconda dose sono 72 mila, quelli vaccinati con la prima 230 mila – ha aggiunto -. Meno della soglia minima che lo stesso assessore aveva posto. Nel frattempo la gente ha continuato a morire, le terapie intensive e gli ospedali sono oberati”.
A questo, secondo Montemagni, si aggiunge la questione del vaccino Moderna, somministrato alle categorie vulnerabili. “Il 24 marzo il portale ha aperto alle prenotazioni ed è stato il caos. Oltretutto risulta che prima di marzo le dosi Moderna non siano state date a questa categoria. E allora, domando, a chi sono state date? E chi è compreso nella categoria ‘altro’ a cui risultano somministrati molti vaccini? Spero che ci venga data una risposta e che non ci sia nulla da nascondere”. “C’è stata una volontà politica, nella scelta di queste somministrazioni – ha concluso la consigliera –, che non dipende dal Consiglio regionale ma da chi gestisce la macchina. L’assessore alla sanità non può fare lo scaricabarile e deve assumersi le sue responsabilità. Noi chiediamo di poter partecipare alle decisioni per dare il nostro contributo”.
Andrea Ulmi (Lega) ha ribadito la necessità di costituire una commissione speciale che faccia chiarezza su quanto è successo in Toscana con i vaccini anti-Covid. “La Regione Toscana ha sbagliato – ha commentato – perché ha fatto la scelta di contenere l’infezione senza intercettare quello che l’infezione poteva portare, cioè terapia intensiva e morte. Bisognava tutelare chi era più a rischio, gli anziani e chi presenta co-morbilità; la scelta di vaccinare per categorie piuttosto che per rischio clinico viene adesso pagata in termini di morti, di terapie intensive intasate, di ospedali al collasso”. Ulmi ha ricordato che di 280 mila dosi di Pifzer arrivate a inizio anno, 56.200 sono andate al personale sanitario pubblico e privato, 18 mila ai ricoverati nelle Rsa. “Chi sono -ha domandato – i restanti 65.800? Non gli ultra ottantenni dei 320mila toscani, bensì il personale non sanitario delle strutture sanitarie, amministrativi, veterinari, psicologi, e il personale in appalti sanitari, magazzinieri, elettricisti, perfino giardinieri”.
L’11 febbraio è arrivato il vaccino AstraZeneca che, fino all’8 marzo è considerato destinato agli under 55, dall’8 marzo per tutti. “Ma invece di concentrarsi sugli over 80 mancanti e sui 70-80 fragili – ha detto il consigliere – vengono vaccinati insegnanti, docenti universitari, bidelli, impiegati, maestri di sci, maestri di danza, avvocati, magistrati e cancellieri. Noi vogliamo essere parte attiva in una necessaria correzione di rotta – ha concluso – e per questo chiediamo una commissione speciale. Anche la scelta di affidare il vaccino Pfizer, il meno trattabile di tutti per la catena del freddo e il più difficile da gestire, ai medici di famiglia non è stata pagante. Se fosse stato dato loro AstraZeneca i medici toscani avrebbero ripetuto la straordinaria performance registrata nella vaccinazione contro l’influenza in autunno”.
“L’assessore non può continuare a ripetere che la situazione è complessa e che è servito tempo per mettere in piedi la macchina per le vaccinazioni” ha detto Silvia Noferi (M5S). “E’ più di un anno che c’è una pandemia, il governo toscano si doveva preparare prima, e invece ha passato mesi a fare campagna elettorale”. “Non c’era un piano vaccinale, tutto è stato improvvisato all’ultimo minuto – ha commentato ancora la consigliera -. La verità è che il Pd negli anni ha smantellato il sistema sanitario pubblico toscano e ora ne stiamo pagando le conseguenze. Sono state effettuate scelte incomprensibili – ha proseguito -. Vogliamo sapere chi ha deciso di vaccinare prima gli avvocati delle cassiere dei supermercati o dei volontari delle Misericordie, e prima o poi dovrete dircelo”. Noferi ha infine criticato anche l’andamento della vaccinazione delle categorie più vulnerabili: “Il sito è ancora bloccato, nessuno è stato convocato e anche negli ospedali, ho chiamato oncologia a Careggi, nessuno sa niente. Non si è capito nemmeno come funzionano le liste di riserva. Se ci fossero stati meno furbi – ha concluso – oggi forse la Toscana non sarebbe in zona rossa a subire le drammatiche conseguenze economiche. Sono stati fatti errori imperdonabili”.
Enrico Sostegni (Pd) ha giudicato “fondamentale il richiamo a tenere insieme tutti i soggetti che hanno una responsabilità nel gestire questa difficile situazione. Per questo la mozione di sfiducia presentata in Consiglio regionale è fuori contesto”. Sostegni ha criticato la rincorsa alle classifiche. “Il ritardo sulle percentuali di vaccinazioni degli ultraottantenni – ha spiegato – si traduce di fatto in 50 mila dosi, e ricordo che la Toscana in una settimana ha fatto 80mila vaccini. Siamo però primi per le vaccinazioni degli over 90 e primi, con il Veneto, per i 70-79 anni.
Il problema è che l’Italia, non la Toscana, è indietro con la vaccinazione. Così come il resto d’Europa. Occorre dunque una riflessione seria sul fatto che le strategie europee non hanno pagato. Molte aziende con cui erano stati prenotati vaccini non li hanno consegnati, o come AstraZeneca, ne hanno consegnati solo una parte. Gli acquisti di Moderna e Pfizer erano residuali, tanto che l’Europa ha dovuto stipulare altri contratti in corsa. Questo è il vero vulnus – ha detto ancora il consigliere -. Per correggerlo c’erano due leve: utilizzare AstraZeneca per tutti, anche per gli anziani e i fragili, e scegliere di inoculare una prima dose a tutti senza calcolare il richiamo. Ma non erano scelte che erano in mano ai governi regionali. Il resto è becera polemica politica che crea ulteriore confusione”.
Secondo Sostegni “la macchina delle vaccinazioni in Toscana funziona, eccetto per qualche problema di comunicazione, e anche la scelta di coinvolgere i medici di medicina generale va rivendicata: l’accelerazione vista nelle ultime settimane era già nei fatti per il tipo di organizzazione che ci si è dati, lo scatto in avanti era insito in una scelta che invito la Giunta a rafforzare, assieme alle altre”. “Spero – ha concluso il presidente della commissione Sanità – che questo Consiglio serva per abbandonare le polemiche sterili e per rodare meglio la comunicazione tra Consiglio e Giunta. L’assessore Bezzini è una persona seria, disponibile e che lavora pancia a terra”.
“Abbiamo fatto delle scelte, su alcune delle quali stiamo discutendo, nessuno si tira indietro – ha affermato Cristina Giachi (Pd) in apertura del dibattito pomeridiano. – Ho trovato nelle parole dell’assessore Bezzini la consapevolezza delle difficoltà, dei limiti, di una situazione che ogni giorno riserva delle sorprese. Da questo al parlare di una sanità in ginocchio o al declino ce ne corre. Prima di chiedere di abdicare a chi quelle scelte ha fatto, di chiedere una testa che rotoli, dobbiamo tutti farci carico di questa complessità, a partire dalle opposizioni”.
“Ci sono stati degli errori oggettivi nella copertura vaccinale degli over 80 e nella categoria dei fragili – ha dichiarato Marco Casucci (Lega), motivando le scelte politiche istituzionali del gruppo. – Le due settimane di ritardo rischiano di incidere sulla tenuta del nostro sistema sanitario. Il piano delle vaccinazioni ha mostrato tutte le proprie criticità”. A suo parere la richiesta di dimissioni dell’assessore non è la ricerca di un capro espiatorio, ma vuole segnare un punto di discontinuità rispetto a chi ha disatteso gli indirizzi date dal Consiglio regionale. In questa prospettiva è stata infatti richiesta l’istituzione di una commissione speciale. “Se i vaccini sono pochi, allora l’indicazione delle priorità diventa ancora più importante – ha concluso. – I cittadini sono veramente stanchi. Solo insieme istituzioni, politica, associazioni, comitati possono vincere questa sfida storica. La Toscana è a un bivio: o sceglie la via della collaborazione tra maggioranza e minoranza, nel rispetto dei ruoli, o perde questa opportunità. Non lo vorrei davvero”.
“Stiamo assistendo alla disfatta di un sistema organizzativo senza criteri né strategia, alla carlona – ha affermato Gabriele Veneri (FdI). – Gli ospedali sono al collasso, non ci sono terapie intensive ed altri reparti sono stati sacrificati, causando liste di attesa interminabili. Suggerisco di passare dai proclami ai fatti, come chiedono i cittadini toscani”.
“E’ inaccettabile parlare della sanità toscana in questo modo – ha replicato Donatella Spadi (Pd). – Non è il momento dei se e dei ma, ma quello delle soluzioni. I medici di famiglia sono uno strumento straordinario da utilizzare per raggiungere tutta la popolazione anche nelle aree interne. Stiamo affrontando qualcosa di sconosciuto e di nuovo: dobbiamo tenerne conto”.
“Abbiamo sempre cercato di dare un contributo proattivo, utile alla soluzione dei problemi reali sollevati dalla popolazione – ha osservato Irene Galletti (M5S). – Ancora troppe cose nel piano vaccinale non vanno. Per questo, già mesi fa, ho proposto una commissione specifica. Molti cittadini si sono sentiti abbandonati, anche a causa di una piattaforma che non dà risposte esaurienti ai bisogni comunicativi, specie per coloro che hanno più difficoltà. Lavorare ad un piano operativo efficace, che sia sufficientemente elastico, è la risposta migliore da dare alla popolazione”.
Una risoluzione approvata tempo fa dal Consiglio regionale sull’ordine di priorità nella somministrazione dei vaccini è stata al centro dell’intervento di Giovanni Galli (Lega). “Sono passati quasi quattro mesi dall’inizio della campagna vaccinale e gli indirizzi del Consiglio sono stati disattesi – ha osservato – La commissione speciale può essere di supporto alla Giunta e a quest’aula”.
“In Italia il 60,8% dei grandi anziani (over80) ha ricevuto la prima dose del vaccino e il 32,9% anche la seconda dose. In Toscana questi dati scendono al 50,1% e al 22% – ha sottolineato Francesco Torselli (FdI) – Il 26 novembre la federazione dei medici di medicina generale ha dato la propria disponibilità a partecipare alla campagna vaccinale, ma il protocollo di intesa è stato firmato l’11 febbraio. In quei 77 giorni sono morte 2008 persone, delle quali 650 erano over 80”. A suo parere, l’organizzazione del piano vaccinale non è stata fatta in modo “trasparente e pubblico”, riferendosi a quanto accaduto al Mandela Forum, e a quei cittadini di Bagno a Ripoli, costretti ad andare sul Monte Amiata per ricevere AstraZeneca. “Nessuno vuole processare l’assessore alla Sanità – ha concluso – Vogliamo solo fare il punto per ripartire tutti insieme”.
La Toscana ha dispiegato “il suo grande sistema sanitario, un sistema che ci siamo impegnati a rafforzare in questi mesi difficili, anche oltre il Covid, tanto che si è continuato ad ottenere ottimi risultati anche sulle altre cure”, dice Massimiliano Pescini, vicecapogruppo del Pd. A suo parere, “la rappresentazione della sanità toscana che ci arriva sentendo le parole delle opposizioni è il contrario della realtà come la raccontano i numeri e coloro che sono stati curati dal nostro sistema sanitario”. Nella criticità di una vicenda che ha travolto tutto il mondo”, il vero tema, aggiunge Pescini, “è la mancanza di dosi vaccinali, questo è uno dei motivi principali” che hanno determinato “l’unica criticità che possiamo individuare e stiamo cercando tutti insieme di superare: la vaccinazione degli over 80, cioè della fascia tra 80 e 89 anni, mentre sugli ultranovantenni siamo al primo posto”. Il consigliere esprime piena fiducia all’assessore Bezzini, “che la merita, sta facendo un lavoro grande, cercando di risolvere ogni giorno migliaia di singoli problemi. Il nostro sistema resisterà e sarà tra i primi in Italia quando ci saranno le dosi di vaccino”.
Il presidente Giani “che ringrazio perché ci ha sempre messo la faccia in questi mesi, non può più esimersi oggi dal prendersi la responsabilità delle scelte che ha compiuto sulla Giunta e sull’assessore di riferimento”, dice Marco Stella (Forza Italia). L’assessore dovrà spiegarci bene, oggi non l’ha fatto, perché c’è stato ritardo nella vaccinazione degli over 80 e anche spiegarci le questioni sui medici di base”. I numeri, prosegue Stella, vanno guardati tutti: “La Toscana è penultima nella vaccinazione degli over 80, il ritardo di 15 giorni di cui parla il consigliere Sostegni quante morti in più ha portato? Sono 29mila 985 ricoverati e 615 morti”. L’assessore, prosegue Stella, “ha spiegato che il sistema tiene. Gli domando: lei è stato negli ospedali?”. E ancora, “il portale non funziona, chi l’aveva testato?”. La relazione di Bezzini in Aula, aggiunge Stella, “ci dice che tutto è andato bene, che entro il 25 aprile tutti gli over 80 avranno la prima dose e che a metà maggio oltre un milione e 100mila toscani avranno la seconda dose: onestamente, visto come stanno andando le cose, mi sembra molto difficile. Verificheremo”. E ricorda che Forza Italia presenta oggi “dieci proposte, tra le quali la vaccinazione di coloro che sono nel periodo di follow up e non solo i malati oncologici nei sei mesi dalla fine della chemioterapia. Lo sta facendo la Regione Lazio”. Infine, di nuovo rivolto all’assessore Bezzini, “non chiedo le dimissioni a nessuno, ma penso che se oggi questo Consiglio approverà una commissione d’inchiesta, o una commissione speciale farebbe bene a trarne le conclusioni”.
“Mi sarei aspettata che la seduta di oggi cominciasse con delle scuse, con un’ammissione di responsabilità e, soprattutto, con parole di chiarezza sui tempi che tutti i cittadini aspettano”, dice Elena Meini (Lega). I cittadini “in questi mesi difficili hanno perso la fiducia nelle istituzioni. Ora si dovrebbe chiarire come andrà avanti la campagna vaccinale”. Il presidente Giani “ha detto che non si sente chiamato in causa dalla parole di Draghi sui ritardi nella vaccinazione degli ultra ottantenni. Io, invece, da toscana, purtroppo in causa mi sento chiamata. E avrei voluto che questi problemi non si fossero presentati. Ma quante persone avremmo potuto salvare?”. La commissione speciale richiesta dalle opposizioni “deve essere vista come una opportunità. Bisogna saper ascoltare anche i consiglieri d’opposizione: vi chiediamo di migliorare la parte comunicativa, che non ha funzionato. E vi chiediamo di avere l’umiltà di dire che gli errori commessi non avverranno più”.
“Ho l’impressione di aver capito male a sentire le parole dell’assessore Bezzini”, dice Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia). “Evidentemente quello che dicono migliaia di cittadini oltre a giornalisti e sindacati non corrisponde al vero. Qui nessuno è a fare processi sommari – prosegue Capecchi – ma ci sono domande che attendono risposte e per questo chiediamo con forza l’istituzione di una commissione d’inchiesta”. A cominciare dalle decisioni prese per la vaccinazione della categoria degli avvocati, “alla quale appartengo, ma ho deciso di non vaccinarmi perché lo ritengo un errore”. Un errore, “come spiegato dall’ordine di Firenze, che non è stato degli stessi avvocati, ma è frutto di una decisione presa a seguito dell’interlocuzione tra la Regione e i vertici della Corte d’appello. Dal presidente Giani vorrei sapere: chi ha interloquito con la Corte d’Appello? E lo stesso ragionamento vale per le categorie dei socio-sanitari”. Sui numeri, prosegue Capecchi, “non si può mentire: due elementi colpiscono in Toscana, il numero di vaccinati nelle categorie ‘altro’, che è molto più alto in percentuale rispetto ad altre regioni omologhe, e il numero dei vaccinati tra gli over 80, che è clamorosamente basso”. Sul sistema di prenotazione, “i medici di medicina generale “ci dicono che il caos continua a regnare”, aggiunge Capecchi. Che chiede ancora: “Che piano ha la Toscana per affrontare i cosiddetti ‘invisibili’, le decine di migliaia di immigrati irregolari, rom, sinti, senza tetto, apolidi, pericolosi per se stessi e per gli altri se sfuggono al sistema vaccinale?”.
Luciana Bartolini (Lega) si sofferma sulla vicenda particolare “che si è verificata ieri nel centro vaccinale di Pistoia, nella cosiddetta ex cattedrale: code interminabili di persone anziane, in fila per vaccinarsi, circa un centinaio accalcate perché avevano paura di non sentire la chiamata. Spero si sia trattato di un episodio isolato, ma la disorganizzazione era totale”. Per risolvere problemi di questo tipo, chiude Bartolini “sarebbe bene coinvolgere la Protezione civile, come avevamo chiesto in un nostro ordine del giorno”.
“Di fronte alla scienza che ci ha regalato un miracolo: vaccini dopo dieci mesi e non dopo un anno e mezzo”, ha esordito il portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega), “alcune cose non sono andate nel modo sperato e l’opposizione ha suonato più volte campanelli di allarme”. Il consigliere ha quindi ricordato la non omogeneità nell’organizzazione delle chiamate per i vaccini, la situazione delle liste di attesa, le pecche del sistema informatico, le risposte diverse date dalle Asl, per affermare che gli ultra ottantenni sono in penultima posizione in Italia tra coloro che sono stati vaccinati e rappresentano il 60 per cento di chi si ammala e anche muore. “Rispondere alla pandemia riguarda ognuno di noi – ha concluso – cerchiamo di fare la nostra parte e auspichiamo che anche altri la facciano”.
Deciso il consigliere Diego Petrucci (FdI): “noi non abbiamo chiesto né teste né presentato atti per vaccinare determinate categorie, è motivo di orgoglio per il nostro partito aver fatto domande puntuali su ciò che non andava e proposto sempre delle soluzioni”, dai maggiori tracciamenti al rafforzamento delle Usca, passando dalla presentazione di un “nostro piano vaccinale”. Il consigliere ha inoltre lamentato le mancate risposte sul cronoprogramma, sulle somministrazioni a domicilio, sulla gestione delle liste di riserva, per affermare che “lo strumento migliore per sgombrare il campo da ombre è la commissione di inchiesta, che chiediamo con rammarico e responsabilità”.
Anche per Vittorio Fantozzi (FdI), occorre dare risposte ai cittadini, “ e di fronte agli errori non possono appagare le dimissioni di nessuno”. “Le risposte che non ho trovato negli interventi dei consiglieri di maggioranza mi portano ad essere ancora più convinto della posizione di Fratelli d’Italia, che chiede una commissione di Inchiesta proprio per concentrarsi sulla campagna vaccinale”. Da qui l’invito a tutti a riconoscere i limiti e le difficoltà di un percorso, per mettersi nelle condizioni di fare di più e meglio: “facciamolo in nome di chi abbiamo perduto, facciamolo per ricordare i sacrifici di tutti, facciamolo perché noi siamo deputati a farlo”.
“Non mi appassiona la dimensione alfanumerica della campagna vaccinale” ha spiegato Stefano Scaramelli (IV), dopo aver ringraziato l’assessore Bezzini per la relazione e il presidente Giani per la vicinanza al Consiglio regionale. “A noi spetta condividere con la comunità il processo sociale di una campagna, che ha bisogno di fiducia e corresponsabilità – ha sottolineato – mi sento di chiedere scusa ai toscani per ciò che non ha funzionato; assumiamoci tutti un pezzo di responsabilità condivisa e tendiamo una mano alle opposizioni che chiedono una commissione di inchiesta”. “Compete a noi presentare atti e fare regolamenti – ha concluso – la trasparenza è quest’aula, i luoghi della politica sono la trasparenza, a noi impegnarci per farci carico delle aspettative dei cittadini”.
Anche per Elisa Tozzi (Lega) è fondamentale recuperare la fiducia dei cittadini, “come ognuno di noi tocca con mano anche in famiglia”; da qui l’urgenza di fare uno “sforzo collettivo” per superare questo momento e cercare insieme soluzioni, “per garantire la salute e anche per accompagnare la ripartenza economica della nostra Regione”. In tale contesto, secondo la consigliera, che ha chiesto a tutti di “fare un cambio di passo e guardare avanti” si inserisce la commissione speciale, per acquisire documenti e dare risposte nella massima trasparenza. “Diamo un importante segnale – ha concluso – abbandoniamo le polemiche e con grande senso di responsabilità agiamo nell’interesse comune”.
“No alla richiesta di sfiducia, solo strumentale e politica, nei confronti dell’assessore Bezzini” da parte del presidente del gruppo del Pd, Vincenzo Ceccarelli, che ha ringraziato l’assessore alla Sanità per “impegno, trasparenza e disponibilità, e quindi per la comunicazione che ha ripercorso tutte le tappe della campagna, tra luci e ombre”. “Siamo disponibili ad unire le forze ma diciamo no alle strumentalizzazioni: chi chiede le dimissioni di Bezzini non vuol dare un contributo ma intende solo fare opera di destabilizzazione”, ha detto il consigliere, che si è anche soffermato su qualche dato; tra questi la velocità di vaccinazione che, secondo le proiezioni, è di 236 giorni in Toscana contro i 298 del Veneto. “Andiamo avanti unendo le forze – ha concluso – dopo la crisi sanitaria dovremo affrontare quella economica”.
Giani, difficoltà oggettive perché arrivano poche dosi
La replica del presidente del presidente della Giunta regionale ha concluso il dibattito sulla comunicazione dell’assessore Simone Bezzini
Le linee guida della campagna vaccinale del ministero della Salute, trasmesse alle Regioni il 22 dicembre scorso, contenevano le categorie prioritarie da vaccinare ed erano indicate in questo ordine: operatori sanitari e sociosanitari in prima linea sia pubblici che privati accreditati che hanno più elevato rischio di essere esposti all’infezione e di trasmetterla ai pazienti; residenti e personale dei presidi residenziali per anziani in quanto ad alto rischio di malattia grave a causa dell’età avanzata “e molti di questi, che abbiamo vaccinato in misura maggiore rispetto ad altre Regioni, sono over ottanta, seppur non conteggiati dalla percentuale fornita dalla Fondazione Gimbè”. Così il governatore Eugenio Giani nel suo intervento al termine del dibattito, che ha definito “ricco e incalzante”, sulla comunicazione dell’assessore Simone Bezzini, resa nel corso della seduta d’urgenza in cui è iscritta anche la mozione di sfiducia allo stesso assessore.
Giani dice di aver colto, nel corso del dibattito “molti stimoli e nella dialettica ho colto molti aspetti costruttivi, che di certo saranno raccolti”. Poi rivolge un ringraziamento a Bezzini “per la dedizione e il lavoro quotidiano svolto per affrontare una situazione estremamente difficile e complessa, e non solo per la Toscana. Ha la mia stima ed è giusto che continui nel suo lavoro”. E precisa che “le difficoltà registrate nelle vaccinazioni, con la scarsezza di dosi disponibili, derivano anche e soprattutto dalle scelte di politica interna fatte da Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina”.
Dati alla mano, Giani fotografa lo stato attuale in Toscana: “Siamo la prima Regione italiana come dosi somministrate agli over 90 e alla fascia tra 70 e 80 anni in base alle dosi ricevute. Nel primo caso si tratta di 85mila 374 su 896mila 350 per un 9,5 per cento e nel secondo caso 110mila 4 su 896mila 350 pari al 12,3 per cento mentre la media nazionale si attesta al 7,1. Siamo la quarta Regione ad aver completato il ciclo di immunizzazione dei novantenni e i primi ad aver somministrato la prima dose a tutti gli ospiti delle Rsa. Non ci siamo mai fermati, lavorando a pieno ritmo anche a Pasqua e Pasquetta tanto da incidere sulla vaccinazione nazionale per il 10 per cento. E ancora, siamo gli unici in Italia ad avere un portale per i cosiddetti riservisti”. E ricorda che nella giornata di oggi saranno superate le 40mila inoculazioni di vaccino. “Questo la dice lunga – sottolinea – sulla nostra capacità di stare dentro lo sforzo immaginato dal generale Figliuolo”.
Giani precisa che nelle linee guida ricevute il 22 dicembre non figurava la categoria “persone di età avanzata” come invece riportato nel documento del 12 dicembre. “Nella lettera del 22 dicembre, infatti, solamente fuori dall’elenco si dice che ‘con l’aumento delle dosi di vaccino disponibili si inizierà a sottoporre a vaccinazione tutte le categorie di cittadini attraverso una campagna su larga scala a partire dagli anziani e dalle persone con un elevato livello di fragilità’. È quindi implicito che quanto riportato fosse in ogni caso successivo alla vaccinazione delle due categorie prioritarie esplicitate’. Per intendersi: prioritario tutto il personale sociosanitario e Rsa, e poi, con il massiccio arrivo delle dosi Pfitzer, gli anziani”, precisa il presidente. E dichiara ancora: “La scelta fatta sulla base della documentazione ricevuta in fase di predisposizione della campagna vaccinale è stata quella di dare precedenza al personale sanitario degli ospedali, Asl, centri per anziani e quindi in presenza di dosi limitate rispetto alla richiesta è stato prudente impegnarle, per creare uno sbarramento al virus, nei luoghi di cure essenziali e proprio in favore degli over ottanta e ultra fragili. Per uno sbarramento vero e funzionale tutte le persone che hanno accesso alle strutture sanitarie dovevano essere vaccinate, sia che fossero addetti alle pulizie, cuochi, comunicatori e amministrativi piuttosto che medici e infermieri, perché ogni individuo che accede alla struttura sanitaria è possibile veicolo del virus”.
“Che tutto il personale sanitario fosse l’obiettivo da perseguire – continua Giani – lo dimostra l’ultimo decreto legge (44 del 1 aprile 2021 ndr), che impone alle Regioni l’obbligo di vaccinazione per questa categoria, nessuno escluso, per la ‘tutela della salute pubblica e il mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza’ e quindi farmacisti, parafarmacisti, dipendenti degli studi professionali e tutti coloro che svolgono attività nelle strutture sanitarie e socio sanitarie. Noi questo obiettivo l’abbiamo sempre avuto chiaro come dimostrano i numeri dei nostri sanitari e socio sanitari vaccinati” rileva ancora Giani che ricorda “a chi avesse la memoria corta”, che “nelle Rsa in Toscana non si muore più, che il nostro modello di vaccinazione all’interno delle strutture per anziani è vincente e che questo è stato uno dei punti deboli della prima ondata, che noi abbiamo superato con impegno e senza distrazioni. A dimostrazione del fatto che non vogliamo lasciare indietro nessuno, a partire da quegli anziani lontani dalle mura domestiche e dal quotidiano affetto familiare”. Anche per questo il governatore non dimentica che l’11 novembre 2020, data in cui ricorre la Giornata nazionale delle cure palliative, è stata “avviata l’istruttoria per la costituzione di un tavolo regionale che definisse una procedura per l’accesso ai reparti e alle strutture Covid da parte dei familiari delle persone ricoverate per l’accompagnamento del fine vita. Il nostro obiettivo è stato quello di umanizzare le cure in piena pandemia”, precisa.
“Sono convinto – continua – che questa nostra folle rincorsa ai grandi numeri non ci debba mai far dimenticare che non c’è soltanto la quantità, ma che il nostro fine debba comunque restare la qualità, soprattutto avendo a che fare con la salute dei nostri cittadini. Soprattutto nel caso dei pazienti terminali, qui in Toscana abbiamo voluto mantenere un approccio globale, sia di tipo sanitario, psicologico, sociale e anche spirituale. E qui lo ripeto: non numeri ma persone”.
“Nei sondaggi risultiamo indietro di una settimana o poco più, perché oliare il meccanismo di una vaccinazione porta a porta non è semplice, complice la burocrazia italiana dei fogli su fogli che il medico deve riempire per ogni paziente”, spiega ancora Giani. “Entro il 25 aprile tutti i nostri anziani saranno vaccinati con la prima dose e lo avranno fatto con tutta la vicinanza del nostro personale sanitario e dei nostri medici” assicura. “Le aziende ospedaliere sono state pronte fin da subito a coadiuvare i dottori là dove, da parte loro, ci sia una richiesta di aiuto, soprattutto per raggiungere i pazienti nelle proprie case. Parallelamente le nostre Asl e i nostri medici sono in prima linea nella vaccinazione dei super fragili, che in molti casi stanno chiamando uno ad uno a fronte di problematiche che richiedono un consulto medico prima del vaccino. Non è facile, credetemi, dire a un paziente oncologico se ha o non ha diritto a farsi subito il vaccino. Ma le dosi sono poche rispetto alla richiesta e i criteri ministeriali per accedervi non sono sempre chiari ai cittadini, che vanno aiutati a capire tutte le ragioni della scelta”. “Spesso riceviamo critiche, che prendo sempre in maniera costruttiva, come lo sfogo di chi è il terminale di un processo complicato. Voglio pensare che quando arrivano dai cittadini siano un motivo per migliorare le procedure più complesse.
Ma a chi critica solo per esasperare i toni chiedo di fare un passo indietro e scegliere la strada del silenzio: non è il momento di cavalcare la pancia”.
E in questo senso Giani entra nel merito della vaccinazione al comparto della Giustizia: “ Perché lo hanno ricevuto? Chiariamolo. Nelle prime linee guida del piano vaccinale del 12 dicembre si specifica che con l’arrivo massiccio di vaccini il criterio di selezione sarebbe, non l’età, ma bensì l’individuazione di categorie quali ‘insegnati e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e luoghi di comunità e lavoratori di servizi essenziali’. Quanto espresso sull’essenzialità di alcuni servizi viene ribadito successivamente in due documenti, entrambi dell’8 febbraio, quando AstraZeneca poteva essere somministrato solamente alla fascia di età tra i 18 e i 55 anni”. “Contestualmente – prosegue – ci viene inviata una nota firmata dall’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che esplicita il comparto giustizia come ‘attività essenziale e di rilievo costituzionale, tra i quali assegnare priorità nella distribuzione del vaccino’. Ecco perché in data 22 febbraio la categoria relativa al personale degli uffici giudiziari è stata inserita sul portale dedicato alle prenotazioni dove è rimasta fino al 12 marzo”. E sugli avvocati il governatore è altrettanto chiaro: “Semplicemente al pari dei magistrati e dei cancellieri costituiscono una componente fondamentale di quel comparto giustizia ritenuto servizio essenziale come nella nota del ministro Bonafede. E volendo chiudere qui la campagna mediatica di denigrazione, su questo punto va chiarito che queste persone non hanno tolto nemmeno una dose di vaccino agli anziani, destinatari di Pfizer e non AstraZeneca”.
Ora, aggiunge, “ci concentreremo sulla vaccinazione della categoria degli estremamente vulnerabili”, rispetto ai quali con oggi si è raggiunta la quota di 40mila vaccinati. “Ma la logica – precisa – è sempre la stessa: riusciamo a fare vaccini se le dosi arrivano”. E se arriveranno, dice, saranno attivate tutte le sedi, da quelle delle associazioni del volontariato alle farmacie. E procederemo per fasce di età e non per categorie, perché è la risposta migliore da dare. “Se ci sarà commissione Speciale che ci aiuta a definire strategie migliori e misure ancora più efficaci, ne sono contento”, aggiunge.
Poi, dopo i ringraziamenti rivolti alle associazioni volontariato, alla Protezione civile e ai medici di famiglia per l’aiuto che stanno mettendo in campo per far funzionare la macchina della vaccinazione, chiude dicendo che “ci sono sfide che vanno vinte e la Toscana è una regione resiliente che sa respingere gli attacchi indiscriminati di chi la vuole raccontare in maniera diversa da quello che è”.